“Whatsapp è uno strumento molto comodo, ma proprio per questo favorisce una comunicazione fin troppo libera, bisogna frenare questo canale di comunicazione e limitare questo strumento”.
Sono le parole di Cristina Costarelli, presidente dell’Associazione nazionale presidi (Anp) del Lazio, che spiega la difficoltà ad applicare i codici di comportamento tra il personale scolastico e gli studenti. I social come WhatsApp non aiutano a mantenere il distacco tra la dimensione professionale e personale.
E proprio su questo tema si è svolta la riunione organizzata dall’Anp nei giorni 8 e 9 aprile.
“Non abbiamo la possibilità di emanare regolamenti disciplinari per nessuno, si è trattato solo di una riflessione per darci delle norme, un codice deontologico, non disciplinare– spiega Costarelli alla Dire- l’emergenza sanitaria ha reso necessari, in un primo momento, i contatti diretti con famiglie e studenti. Durante il lockdown è stato naturale sfruttare qualunque canale per rimanere in contatto. Ma è necessario che adesso si individuino delle norme“. Continua la Preside ed esorta ad usare il buon senso:
“Ormai se i genitori hanno dei dubbi scrivono direttamente al dirigente o al professore, anche se sono le dieci di sera, senza neanche andare a ricontrollare circolari già pubblicate, ci sono strumenti ugualmente immediati come il registro elettronico, che inviano notifiche in tempo reali quando viene caricata una nuova circolare. Sarebbe opportuno utilizzare quello, per le comunicazioni ufficiali, oppure le mail. Anche perché nel continuo flusso di messaggi, spesso le informazioni si perdono. Anche io ho conversato su Whatsapp con il rappresentante di istituto quando gli studenti hanno occupato la nostra scuola: avevo la necessità di mettermi subito in comunicazione con lui. Ma tutto si è ridotto a qualche messaggio limitato a quei giorni di novembre. Sono casi eccezionali, altra cosa è l’utilizzo continuo di questi strumenti“.
La soluzione all’esuberanza di studenti e genitori sarebbe secondo l’Anp Lazio quella di evitare chat di gruppo con genitori e amicizie sui social network con gli studenti in modo da evitare a priori i messaggi fuori luoghi. Altro consiglio fornito agli insegnanti è quello di evitare profili aperti e condivisibili con chiunque e quindi di preservare quanto più possibile la privacy dell’insegnante.
Per quanto riguarda le pagine social degli istituti scolastici la preside Costarelli consiglia l’utilizzo di un moderatore di commenti in quanto:“Queste pagine, così come le chat Whatsapp, possono essere anche veicolo di messaggi e contenuti di odio o bullismo, la scuola invece dovrebbe dare il primo esempio per un uso corretto dei device. Vietare non ha senso, specialmente ora che la tecnologica è diventata uno strumento didattico. Serve un’educazione al mezzo, ed è quello che cerca di fare la scuola, ragionando su una linea di consapevolezza e informazione“.