Gli antichi Romani meno intelligenti a causa dell’inquinamento da piombo

da | Gen 15, 2025 | Attualità

Vi siete mai fermati a riflettere sulle conseguenze che il piombo ebbe sull’organismo degli antichi Romani? La scienza l’ha fatto e i riscontri che derivano dalle sue indagini hanno dello sconvolgente. A quei tempi, tale metallo veniva impiegato per la realizzazione di manufatti e monete, e pare che la sua grande presenza nella società romana contribuì a ridurre il quoziente intellettivo degli Antichi. Non costituisce un mistero che, a causa del grande inquinamento da piombo, i Romani dell’era augustea non abbiano respirato aria propriamente salubre, tuttavia oggi sappiamo che tutto ciò contribuì a renderli perfino meno perspicaci e assennati.

Piombo dappertutto

All’epoca il piombo lo si trovava in dappertutto. Oltre che sulle ceramiche e gli oggetti d’arredo, anche su quei prodotti che venivano a diretto contatto con il corpo, vedi cosmetici e smalti; l’inquietante lista prosegue con tubi dell’acqua e addirittura vino, dove veniva utilizzato come dolcificante. Tuttavia l’esposizione avveniva principalmente tramite inalazione dei vapori tossici rilasciati dalla fusione del galena, un minerale ricco di piombo che veniva fuso nelle miniere per estrarre l’argento. «Per ogni grammo di argento prodotto, venivano prodotti qualcosa come 10.000 grammi di piombo», ha spiegato Joseph McConnell, coordinatore dello studio. Per risalire agli effetti indesiderati prodotti dal piombo sui romani, i ricercatori hanno analizzato delle carote di ghiaccio estratte dall’Artico Russo e dalla Groenlandia risalenti al periodo della Pax Romana. Benché angosciante, l’esito è incontestabile: all’epoca Roma produceva annualmente tra i 3 e i 4 chilotoni di piombo atmosferico.

L’ipotesi degli studiosi

Questo, ipotizzano gli studiosi, avrebbe avuto un impatto anche sul cervello dei cittadini romani, che avrebbero perso in media 2,5 punti di QI a testa – anche di più nelle zone più vicine alle miniere. Seppur sensata, oltre che molto suggestiva, l’indagine in oggetto incontra anche diversi dissensi da parte di alcuni esponenti della comunità scientifica… Alcuni esperti non sono d’accordo con l’ipotesi del declino cognitivo: «è necessario valutare diversi fattori sociali, come guerre o carestie, prima di parlare di un declino cognitivo generale», spiega Christopher Loveluck, archeologo non coinvolto nella ricerca.