Corrisponde a oltre due anni in meno il divario di apprendimento in matematica tra uno studente della scuola secondaria di II grado del Sud e uno del Nord-Est, ma le motivazioni non dipendono esclusivamente dal contesto socioeconomico e territoriale.
Questi sono i risultati di una nuova indagine stilata dalla Fondazione Agnelli e dalla Fondazione Rocca, basatasi sull’elaborazione dei risultati delle prove Invalsi e presentata nei giorni scorsi alla Camera dei Deputati davanti alle istituzioni e ai rappresentanti del mondo della scuola.
I risultati principali
Secondo lo studio, i gap scolastici si manifestano già in piccola parte nelle scuola primarie. Le divergenze si amplificano alle scuole superiori, soprattutto in base agli indirizzi (licei, tecnici, professionali), ma anche in base ad altri fattori come le famiglie degli studenti, i contesti territoriali, nonché all’interno delle scuole stesse.
L’indagine, alla quale ha contribuito anche un gruppo di ricerca dell’Università Sapienza di Roma, si è concentrata – con analisi quantitative e qualitative – sui divari di apprendimento nella scuola secondaria di II grado, in particolare, nella classe seconda (cioè, dopo dieci anni di scuola), partendo dai dati Invalsi 2022-23, integrandoli con dati e informazioni da Ocse-Pisa 2022 sulle competenze dei quindicenni.
Emerge la forte relazione tra condizioni di contesto socioeconomico e culturale delle Regioni e i risultati di apprendimento in quelle Regioni, con i divari che seguono l’asse Nord-Sud. Ma ci sono anche casi in cui Regioni che presentano condizioni simili hanno risultati Invalsi per esempio in matematica più alti (Puglia vs Campania) o più bassi (Sardegna vs Abruzzo, Lazio vs altre Regioni del centro).
Ciò è dovuto, secondo l’indagine, dalle differenze “fra le scuole”, “dentro le scuole” e dall’impatto degli indirizzi di studio. Per esempio, a parità di condizioni, uno studente che frequenta il liceo classico o linguistico otterrà un punteggio inferiore di 14 punti Invalsi in matematica rispetto ad uno che frequenta un liceo scientifico.
L’importanza dell’organizzazione nelle scuole
Lo studio ha individuato cinque scuole d’eccellenza (tre professionali, un tecnico e un liceo) in Lombardia, Emilia Romagna, Lazio e Puglia che, nonostante contesti e condizioni sfavorevoli, registrano risultati ben oltre la media.
I fattori chiave che hanno portato risultati eccellenti in queste scuole includono un modello organizzativo molto cooperativo tra dirigenti e docenti, una comunicazione efficace con le famiglie, una gestione dinamica e proattiva delle risorse finanziarie e materiali, e l’offerta di attività extracurricolari ricche e dinamiche.
Secondo Gianfelice Rocca, Presidente della Fondazione Rocca, “Per la Scuola italiana, il tema non è aumentare il numero di insegnanti o di risorse, tra i più alti d’Europa, ma incidere sull’organizzazione. I casi analizzati nello studio mostrano che la leadership dei dirigenti, la capacità di lavorare in team e l’apertura della scuola a esperienze formative esterne sono caratteristiche determinanti per il successo degli studenti, anche nei contesti più fragili”.