di Francesco Pigozzo e Daniela Martinelli
La Banca Centrale Europea (o: BCE) rappresenta ed esercita la sovranità monetaria europea: coordina l’Eurosistema, di cui fanno parte anche le banche centrali nazionali dei 20 paesi che hanno adottato la moneta unica, ed è il perno dell’intero Sistema Europeo delle Banche Centrali di tutti i paesi che aderiscono all’Unione Europea.
Sono le Banche Centrali nazionali dell’area Euro a possedere la BCE, tramite quote di capitale che variano in misura proporzionale alla popolazione e all’economia di ciascuno Stato e che non determinano, tuttavia, differenze nel peso decisionale e nei poteri di voto dei loro rappresentanti. Perdite e profitti della BCE sono equamente ripartiti in base allo stesso principio.
I COMPITI DELLA BCE
La BCE nasce il 1° giugno 1998 e diventa operativa assieme all’entrata in vigore dell’euro, il 1° gennaio 1999. Ha sede a Francoforte. I suoi compiti fondamentali interessano l’area Euro e sono garantire la stabilità dei prezzi, monitorare e favorire la stabilità del sistema finanziario, vigilare sulla solidità delle principali banche commerciali che operano sul territorio. Ma che cosa significa in concreto?
Vigilare sulla solidità delle circa 120 banche commerciali più importanti per dimensione finanziaria e diffusione territoriale significa prevenire rischi di fallimento e instabilità che avrebbero gravi conseguenze per l’intera economia e per grandi numeri di risparmiatori e di imprese europee – la necessità di tale vigilanza si è manifestata in modo evidente con la crisi del 2007-2011 ed è stata affidata alla BCE dal 2014. La vigilanza sugli istituti di credito minori viene svolta assieme alle Banche Centrali Nazionali.
UN SISTEMA FINANZIARIO STABILE
Monitorare e favorire la stabilità del sistema finanziario nel suo complesso significa analizzare i rischi sistemici e operare per prevenirli. In altre parole, garantire che nell’area dell’euro le persone possano accedere senza sorprese ai propri conti bancari, i consumatori e le imprese possano contare su sistemi di pagamento sicuri e funzionanti, gli investitori possano contare sull’affidabilità a medio-termine del mercato.
La Banca Centrale Europea promuove buone prassi e disincentiva l’assunzione di rischi eccessivi all’interno dell’intero sistema: impone ad esempio alle banche una quantità minima di riserve da accantonare per fare fronte a shock imprevisti.
IL CONTROLLO DELL’INFLAZIONE
Ma il primo e più importante compito fissato dai Trattati e nello statuto della BCE è monitorare e assicurare la stabilità dei prezzi nell’area dell’euro, vale a dire il potere di acquisto della moneta nelle nostre tasche.
Tale obiettivo è stato tradotto in pratica nel mantenere il tasso di inflazione tendenziale poco al di sotto del 2% annuo – l’idea è che troppo al di sotto di quel tasso l’economia ristagnerebbe, mentre al di sopra genererebbe pericolosi e insostenibili squilibri sociali a sfavore di chi percepisce redditi fissi.
In effetti, grazie a un contesto economico-finanziario globale che lo ha reso possibile, nei primi 20 anni dell’euro l’inflazione si è attestata in media all’1,7% annuo, decisamente al di sotto dei valori abituali nei vari paesi europei durante i decenni precedenti, mentre la ricchezza pro-capite nell’area Euro è aumentata di circa il 52% e sono stati creati 20 milioni di posti di lavoro in più.
Ma a partire dalla crisi finanziaria scatenatasi negli U.S.A. tra fine 2007 e 2008, il contesto economico-finanziario mondiale ha cominciato a mutare e la Banca Centrale Europea si è trovata a gestire situazioni di crisi di complessità crescente e di differente natura, sino alla fase di stagnazione e contemporaneo aumento dell’inflazione sulla base di crescenti tensioni internazionali e della crescente riduzione dell’offerta di materie prime essenziali per la produzione economica europea, a partire dal 2020.
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