L’intellettuale con gli occhiali si configura come uno degli stereotipi più iconografici, invece pare proprio che vi sia una stretta correlazione tra lenti e intelligenza. A confermarlo è il fatto che i cosiddetti “quattrocchi” otterrebbero punteggi di gran lunga più alti ai test mirati a rilevare l’acume intellettivo. Tutto ciò è testimoniato da uno studio pubblicato su Nature Communications. Insomma, le persone che si distinguono per ingegno e perspicacia avrebbero una maggiore probabilità di sviluppare difetti visivi. Sono stati i ricercatori dell’Università di Edimburgo (Scozia) a interessarsi all’argomento, i quali hanno analizzato dati genetici e cognitivi di circa trecentomila persone tra i 16 e i 102 anni, raccolti in alcuni importanti database, come la UK Biobank e le collaborazioni CHARGE e COGENT.
Sovrapposizioni genetiche
L’indagine ha messo in luce delle notevoli sovrapposizioni genetiche tra le funzioni cognitive generali misurate attraverso test di intelligenza e alcune variabili legate alla salute, quasi tutte positive se si escludono, appunto, i difetti visivi. Sono state trovate infatti correlazioni negative tra bisogno di occhiali e angina (un dolore al petto dovuto a sofferenza cardiaca), tumore ai polmoni e depressione. Le sorprese non finiscono qui: chi porta gli occhiali vivrebbe più a lungo e avrebbe meno probabilità di soffrire di ipertensione. Insomma, occhialuto-intelligente è uno stereotipo che non trova riscontro solo nell’immaginario collettivo, è la scienza stessa a validarlo.
Gli occhiali emblema di affidabilità
È molto interessante anche un altro studio, la cui paternità spetta al ricercatore Michael J. Brown, secondo cui i quattrocchi comunicano affidabilità, motivo per cui diversi avvocati della difesa fanno indossare spesso ai propri clienti un paio d’occhiali prima di entrare in aula. Infatti, la storia brulica di esempi di serial killer che hanno preso parte ai processi con indosso un paio di occhiali. Ma diamo un’occhiata alla storia di questo gingillo, l’occhiale… Benché la sua creazione sia spesso attribuita ai cinesi o agli indiani, pare che siano stati gli italiani, più precisamente i veneziani, a brevettarlo, attorno al 1200.