Le donne argentine vogliono la libertà di poter abortire. È questo che chiedono armate di bandane verdi, il simbolo di una battaglia legale che va avanti ormai da troppo tempo. E proprio oggi, 13 giugno, assisteremo all’epilogo e alla tanto attesa decisione della camera bassa del Congresso dell’Argentina.
Nel Paese, l’interruzione volontaria della gravidanza è illegale (fatta eccezione per tre casi: dopo una violenza, se la vita della madre è a rischio, o se il feto non è sano), ed è punita con il carcere. Questo porta le donne alla ricerca di metodi alternativi (ma pur sempre illegali!), come il Misoprostol più sicuro ma difficile da procurare anche a causa dei costi, aumentati esponenzialmente nel corso degli ultimi anni, che poche delle donne argentine possono affrontare. Di conseguenza molte, soprattutto adolescenti, sono costrette ad assumere sostanze meno sicure. La maggior parte dei problemi quindi viene rilevata proprio quando l’interruzione della gravidanza è già avvenuta. Anche in questo caso, le donne che non possono permettersi un medico privato sono costrette a rivolgersi ad ospedali pubblici dove potrebbero essere denunciate alla polizia. È il caso di una ragazza di 27 anni che nel 2016 aveva avuto un aborto spontaneo, ma accusata dall’ospedale di esserselo indotto, era stata condannata a otto anni di carcere.
Il Ministero della Sanità argentino stima che circa mezzo milione di donne abortiscano ogni anno nonostante il divieto. Le registrazioni ospedaliere mostrano che nel 2016 almeno 50mila donne sono state ricoverate in ospedale per complicazioni derivanti da aborti, e 43 di queste sono decedute. Sono stati proprio questi dati a cambiare l’atteggiamento degli argentini tant’è che, dopo 13 anni di battaglie e tentativi falliti, la “Campagna nazionale per l’aborto libero legale sicuro e gratuito” ottiene la presentazione di un progetto di legge firmato da 70 legislatori di diversi partiti.
La proposta di legge prevede l’aborto come diritto fino alla quattordicesima settimana (terzo mese di gravidanza) e oltre la quattordicesima in tre casi (stupro, pericolo per la vita della donna e gravi malformazioni fetali). Include l’aborto nel programma medico obbligatorio (PMO), come dunque una prestazione medica di base, essenziale, e gratuita, e stabilisce un tempo di 5 giorni dalla richiesta entro i quali deve essere garantito l’accesso al servizio.
Non manca, anzi, si fa sentire bene la voce di chi è però contrario. Nella cattolicissima Argentina, decine sono le associazioni pro-life che si stanno battendo al grido di “Salvemos las dos vidas”, cioè salviamo le due vite (quella del piccolo al quale è impedito di nascere e quella della madre che porterà i segni dell’aborto praticato per tutta la vita). Decine di migliaia di persone hanno già manifestato, domenica 10 giugno nelle principali città dell’Argentina, per chiedere il rispetto per la vita dei non ancora nati e chiedere il respingimento della proposta di legge abortista.
L’opinione del Congresso è specchio del pensiero del popolo, infatti, le dichiarazioni di voto dei deputati sono divise equamente tra il Sì e il No, 112 deputati hanno annunciato che voteranno a favore, 115 si dichiarano contrari. A decidere saranno proprio gli indecisi, che sono circa 29, sui quali ci sono state nelle ultime settimane lunghe trattative e forti pressioni, al fine di influenzarne il pensiero.
Il presidente Mauricio Macri, che è esplicitamente contrario alla legalizzazione, ha detto che i deputati dovrebbero votare secondo coscienza e ha anticipato che se la legge dovesse definitivamente essere approvata, lui non si opporrà. La cosa sembra però molto difficile: se il provvedimento passasse alla Camera, toccherebbe comunque al Senato, dove la maggioranza si è già detta contraria.
In molti paesi latinoamericani (ma non solo!) l’aborto è illegale in qualsivoglia circostanza, fatta eccezione per l’Uruguay e il Messico. Dopo 13 anni di battaglie e tentativi falliti, ma soprattutto di ingiuste incarcerazioni ed evitabili morti sembra essere arrivato il momento anche per l’Argentina di realizzare un cambiamento. Al di là dei dibattiti e delle opinioni personali, la proposta di legge scuote i valori della società e costringe a prendere in considerazione altre voci che fino a poco tempo fa non venivano ascoltate, arrivando ad abbracciare temi più ampi di democrazia di un Paese.
A prescindere dall’esito della votazione, siamo certi che in futuro vedremo ancora sventolare badane verdi, perché l’unica lotta che si perde è quella che si abbandona.