Accanto alle analisi più esotiche su mercati e skill lavorative nel prossimo futuro, dalle quali emergono figure professionali a oggi ancora inesistenti e capaci di accendere la fantasia, enfatizzando la retorica dell’innovazione (si pensi alla figura del “manager temporale” o dell’“agente per la mutazione del clima”), il rapporto del sistema informativo Excelsior, approntato da Unioncamere e Anpal stila un ritratto preciso dei fabbisogni occupazionali e professionali in Italia a medio termine, relativamente al periodo 2018-2022. Emerge che la richiesta del mercato del lavoro in Italia riguarderà 2.5 milioni di occupati, assunti o autonomi. Più del 70% di queste new entries, ovvero 1.8 milioni di lavoratori, sarà contraddistinto da un’elevata preparazione, tanto che per il 35.8% di questa popolazione di neolavoratori si indica necessariamente il possesso di “high skills”, ovvero professioni a forte specializzazione e a tecnicalità avanzata. Sul totale delle assunzioni programmate nel settore privato e in quello pubblico nel prossimo quinquennio, circa un terzo sarà di competenza di laureati (si stimano circa 780mila posizioni) e un altro terzo concernerà individui muniti di diploma.
Molta parte dell’innovazione si giocherà sulla ricollocazione e sulla sostituzione dei lavoratori in uscita per motivi anagrafici. In totale, la richiesta di rimpiazzo professionale ammonterà entro il 2022 a circa l’80% del fabbisogno lavorativo, sia nel settore privato sia nella pubblica amministrazione. In particolare, proprio nel pubblico, in ragione della maggiore anzianità del personale occupato, la “replacement demand” costituirà la vertiginosa percentuale del 138% dell’intero fabbisogno, determinando quasi un terzo del fabbisogno di professionalità ad alto livello di formazione.
Simili figure con alte competenze professionali indicano il pericolo che si giunga a “rilevanti mismatch qualora non vi sia una sufficiente offerta caratterizzata da un adeguato livello di specializzazione”, il che motiva l’urgenza di un’azione di orientamento, relativa a lauree e diplomi.
Si consideri, per esempio, l’area tecnica, dove è sempre più ambigua la distinzione tra figure ad alta competenza tecnologica e professionalità che, con le categorizzazioni canoniche, si definivano operaie. Attualmente, stando ai dati del rapporto Excelsior, un diploma tecnico è una skill che concerne al 40% del totale degli impiegati in ruoli operai, poiché nelle fabbriche automatizzate le mansioni dell’operaio vanno a confondersi con e sovrapporsi a quelle del tecnico.
È necessario fornire uno specchio del fabbisogno occupazionale, per rendersi conto concretamente di quali siano le fasce di competenza capace di soddisfare i tassi di fabbisogno occupazionale da parte del pubblico e del privato. Per quanto riguarda i ruoli specialistici, che richiedono una formazione scolastica avanzata, le professioni più ricercate da qui al 2022 riguarderanno ingegneri, progettisti elettronici, progettisti industriali (3.6%). A seguire, gli specialisti nelle scienze biologiche e della salute (farmacisti, medici, ricercatori farmaceutici, agronomi, etc.) (3.1%). Al terzo posto, nella classifica delle competenze più ricercate, figurano gli specialisti in informatica, chimica e fisica (2.9%) – una popolazione a “high skills”, in cui prevalgono le figure informatiche (sviluppatore di software, analisti programmatori, progettisti informatici). Al quarto posto, con un tasso ancora superiore alla media (2.6%), figurano gli specialisti della formazione e della ricerca (docenti, esperti della formazione, insegnanti, etc.).
È evidente che la domanda relativa a ingegneri e progettisti industriali ed elettronici viene alimentata dal boom tecnologico in corso, ovvero la cosiddetta industria 4.0, mentre la ricerca di specialisti biologico-sanitari aumenta in relazione all’esplosione della domanda di servizi all’individuo, per via della trasformazione del welfare italiano. L’elevato tasso di fabbisogno degli specialisti della formazione riflette inoltre la crescente domanda di aggiornamento, da parte del sistema economico, di fronte ai rivoluzionari mutamenti in atto.
Le professioni indicate a tasso di crescita di domanda risultano infatti quelle che hanno sperimentato i più intensi cambiamenti a livello tecnologico. Lo documenta una ricerca CEDEFOP, che ha intervistato 49mila lavoratori nell’Unione Europea. Secondo l’indagine, il 48% degli specialisti della formazione ha sperimentato cambiamenti tecnologici negli ultimi cinque anni. La percentuale cresce al 51% per gli ingegneri, al 55% per i medici e al 60% per gli specialisti informatici.
In termini numerici assoluti, le classi che esprimono il fabbisogno più elevato nel prossimo quinquennio sono rappresentate dagli specialisti della formazione e della ricerca (160mila), dagli specialisti nelle scienze della vita e della salute (69mila) e dagli specialisti delle scienze gestionali, commerciali e bancarie (50.500), tra cui prevalgono i responsabili commerciali, gli esperti di marketing, gli specialisti della gestione d’impresa e gli specialisti nella gestione del personale.
Per prepararsi al mercato del lavoro 2018-22, divengono dunque fondamentali la preparazione scolastica e l’apprendimento, nella specie universitario. Dal punto di vista dei livelli di istruzione richiesti, i laureati e i diplomati dovrebbero rappresentare il 62% del fabbisogno totale. Come sottolinea il rapporto Unicamere, tra i laureati si rilevano i maggiori tassi di crescita per l’indirizzo insegnamento e formazione (che raggiunge il 7.3%, principalmente per via della “replacement demand”, che viene espressa dal settore della pubblica istruzione), l’indirizzo statistico, quello di ingegneria e quello economico.
È dunque la formazione il perno fondamentale, su cui ruota l’offerta di lavoro nell’immediato futuro, in uno scenario di violenta mutazione, se si pensa che un recente studio del World Economic Forum ha stimato che il 65% dei bambini, attualmente frequentanti la scuola primaria, svolgeranno da adulti un lavoro che attualmente non esiste ancora.