Peggio di noi solo la Romania, il paese in Europa con il minor numero di laureati.
Nonostante i miglioramenti e la diminuzione dei numeri soprattutto per quanto riguarda l’abbandono scolastico, la situazione italiana sembrerebbe non essere delle migliori, in manierea particolare se paragonata a quella degli altri Paesi dell’Ue. Secondo l’Istat nel Report 2017 sui “Livelli di istruzione della popolazione e i ritorni occupazionali” la quota di 30-34enni italiani in possesso di titolo di studio terziario (laurea, Afam e post laurea) è pari al 26,9%, contro il 39,9% della media europea nel 2017.
Secondo i dati Istat, nel 2017 in Italia il 60,9% della popolazione tra i 25 e i 64 anni ha almeno un titolo di studio secondario superiore, quando la media europea si attesta al 77,5%.
L’istituto certifica comunque che dal 2008 allo scorso anno gli italiani con almeno il diploma secondario superiore sono in deciso aumento. Inoltre, i dati dimostrano come il livello di istruzione delle donne risulti più elevato di quello maschile: il 63% ha almeno un titolo secondario superiore (contro 58,8% degli uomini) e il 21,5% ha conseguito un titolo di studio terziario (contro 15,8% degli uomini).
Statistiche peggiori al Sud
Per quanto riguarda la distribuzione territoriale, la presenza dei laureati nel Bel Paese diminuisce sempre di più al Sud. La percentuale di laureati al Nord e Centro è rispettivamente del 30% e 29,9%, quando al Sud resta ferma al 21,6%.
L’Italia meridionale è al centro di un ulteriore dato negativo, infatti, secondo il Report Istat nel 2017 la quota di studenti (18-24) che ha abbandonato precocemente gli studi è del 14% e di questi ben il 18,5% si trova nel Mezzogiorno (contro il 10,7% al Centro e l’11,3% al Nord).
Infine, bisogna sottolineare che il tasso di disoccupazione dei giovani tra i 15 e i 24 anni scende al 32,7%. Nonostante i dati positivi, il tasso di occupazione dei giovani usciti più recentemente dagli studi, è comunque più contenuto rispetto alla media europea e ancora molto inferiore rispetto ai livelli pre-crisi.
Tra i giovani che hanno concluso il percorso di istruzione e formazione da non più di tre anni, nel 2017 il tasso di occupazione è stimato al 48,4% per i diplomati (74,1% media Ue) e al 62,7% per chi ha un titolo terziario (84,9% media Ue). Possiamo dunque affermare, che la laurea garantisce maggiori possibilità di trovare lavoro entro tre anni dalla discussione della tesi. Invece, tra chi ha abbandonato precocemente gli studi lavora solo il 31,5% meno di 1 giovane su 3.
In ogni caso, possiamo affermare con certezza, che avere una laurea permette di accedere a stipendi più alti. Il basso numero di laureati italiani rispetto alla media europea potrebbe portare a pensare che nel nostro Paese un titolo terziario non abbia un ritorno finanziario sufficiente. In realtà i dati dicono il contrario.L’ University Report di Job Pricing mostra che la retribuzione annua lorda media dei laureati è superiore a quella dei non laureati per tutte le fasce d’età con una differenza che diventa considerevole oltre i 35 anni di età.
Il grafico sottostante rappresenta l’evoluzione del reddito annuo per le due categorie in esame: sommando i redditi nell’arco di tutta la vita lavorativa la differenza risulta essere di oltre 400’000 euro netti a favore dei laureati, senza considerare che anche la pensione di un laureato sarà mediamente superiore per via dei maggiori contributi versati.
Meno diplomati fra i ragazzi stranieri
Contrariamente a quanto accade in altri paesi europei, negli ultimi dieci anni, in Italia, la quota di stranieri in possesso almeno del titolo secondario superiore si è molto ridotta e al tempo stesso non è aumentata la quota di chi ha un titolo terziario. L’abbandono scolastico precoce, risulta infatti essere molto più rilevante tra gli stranieri rispetto agli italiani (33,1% contro 12,1%).
Per concludere, c’è un dato che ci fa ben sperare. Il Report sui “Livelli di istruzione della popolazione e i ritorni occupazionali” mette in evidenza come la quota di giovani con medio e alto titolo di studio che non studiano e non lavorano è in deciso calo negli ultimi tre anni.