Per le aziende più evolute, che competono costantemente in un mercato complesso e in continuo cambiamento, diventa sempre più necessario dedicare risorse al miglioramento della felicità aziendale, al fine di creare un ambiente lavorativo sempre più propositivo ad attrarre e trattenere talenti e personale qualificato.
È nata così una nuova figura professionale, che in Italia sta facendo i primi passi, ma in USA è già diffusa in molte realtà: il Chief Happiness Officer o in parole semplici il Manager della felicità.
Ma per felicità cosa s’intende e soprattutto, cosa farà per rendere tutti i dipendenti felici?
Il compito di un CHO è ottenere il benessere dei dipendenti, interpretarne i bisogni e fare in modo che ognuno sia soddisfatto del posto dove lavori. Non parliamo di denaro, di benefits, bensì dell’ascoltare i desideri dei dipendenti, saper organizzare al meglio lo spazio di lavoro considerando anche che i più giovani sono più attenti ad aspetti legati al benessere del corpo e del Pianeta (spazi verdi e ambienti illuminati con luce il più naturale possibile).
Il Chief Happiness Officier ha quindi come priorità quella di creare un ambiente di lavoro positivo, in cui ogni persona possa sentirsi valorizzata.
Quando un lavoratore opera all’interno di un ambiente piacevole può esprimere al meglio se stesso e le proprie capacità mantenendo costantemente livelli elevati di performance aziendali. Quindi fidelizzare i propri dipendenti non è meno importante di fidelizzare i propri clienti. E proprio per questo sempre più aziende stanno investendo in questa figura che si occupa del benessere delle persone anche dal punto di vista dei percorsi di carriera, della formazione e degli obiettivi di crescita.
Più in concreto ecco gli aspetti su cui un Manger della Felicità deve agire:
- si assicura che i valori aziendali siano ben conosciuti e condivisi da ogni persona;
- si occupa del percorso individuale di ciascun lavoratore, elaborando un’analisi di carriera, prevedendo momenti formativi al fine di potenziare le singole skills;
- incoraggia un lavoro di squadra efficace, grazie all’organizzazione di giornate che hanno come scopo il teambuilding;
- organizza al meglio gli spazi e gli ambienti lavorativi: sani, ben illuminati e adatti al benessere dei dipendenti;
- prevede l’inserimento di strutture o servizi (biblioteche, ludoteche, palestre…) che possano migliorare l’esperienza lavorativa singola e di gruppo;
- prevede la presenza di aree confortevoli per il ristoro e per il relax;
- dedica molto tempo all’ascolto delle esigenze delle persone all’interno dell’azienda, grazie al monitoraggio del livello di motivazione e soddisfazione tramite questionari, sondaggi e colloqui personali.
Come si diventa Chief Happiness Officier?
Il percorso per intraprendere questa carriera non è sempre lineare, ma si definisce strada facendo in base alle attitudini personali. Non esiste un percorso di studi specifico anche se il percorso ideale sarebbe rappresentato da una laurea in Organizzazione e Gestione delle Risorse Umane, ma sono indicati anche percorsi di laurea come quelli in Psicologia, Giurisprudenza, Scienze della Comunicazione, Management d’Impresa e Socio-economico aziendali. Al corso di laurea si possono affiancare poi master e corsi di specializzazioni in Risorse Umane. Ma la differenza la fanno le attitudini personali. Un buon CHO deve necessariamente possedere empatia, al fine di instaurare un rapporto di fiducia e di comprensione con le altre persone.
Tra lavoro e felicità sussiste quindi una relazione molto solida. Non solo il lavoro può contribuire a diventare felici, ma la stessa felicità può aiutare a vivere il lavoro in modo diverso, più positivo, a essere più produttivi e contribuire maggiormente alle migliori performance dell’intera azienda.