Viviamo in un modo interconnesso e sempre più digitalizzato, per questo, la capacità di saper analizzare ed elaborare grandi quantitativi di dati assume centralità in tutte le aziende che desiderano ottenere una posizione di vantaggio competitivo rispetto ai propri competitors.
A tal proposito il tema Big Data è focale. Il problema è la poca conoscenza di questo ambito che in Italia ancora caratterizza la stragrande maggioranza di realtà economiche. Cosa sono i Big Data? Quali sono le figure professionali legate a questo ambito?
Il termine Big Data descrive l’insieme delle tecnologie e delle metodologie di analisi di dati massivi, ovvero la capacità di estrapolare, analizzare e mettere in relazione un’enorme mole di dati eterogenei, strutturati e non, per scoprire i legami tra fenomeni diversi e prevedere quelli futuri. Ciò che conta però non è la quantità di dati, ma come vengono utilizzati: possedere Big Data significa analizzarli per ottenere le informazioni necessarie a prendere le migliori decisioni aziendali.
Il gruppo Adecco ha svolto l’indagine “I Big Data e le professioni del futuro“, intervistando oltre 300 referenti aziendali, al fine di capire effettivamente le imprese italiane quanto siano consapevoli o meno dei vantaggi che i Big Data possono introdurre in azienda.
Il quadro emerso è stato però a dir poco sconcertante: solo 2 su 10 referenti aziendali confermano di avere una conoscenza approfondita sul tema, e di questi, solo il 20% dichiara di aver realizzato nella propria azienda progetti concreti legati ai Big Data. Il 48,7% del campione dichiara di avere solo una conoscenza superficiale dell’argomento, mentre ben il 39% dichiara addirittura di non averne sentito mai parlare.
Emerge dunque una scarsissima consapevolezza, affiancata però dalla percezione dei Big Data come una grande opportunità e non come un rischio.
«Le professioni digitali saranno sempre più valorizzate e ricercate dalle imprese e la domanda di talenti digitali aumenterà notevolmente, crescendo esponenzialmente entro il 2020», spiegano gli esperti di Hays Italia.
Per questo abbiamo deciso di stilare una piccola classifica di quelle che, in questo ambito, potranno essere le nuove professioni del futuro:
Data Scientist: è un professionista con un master o dottorato di ricerca in statistica, matematica, fisica o economia e profonde conoscenze di data mining (estrapolare una conoscenza attraverso dei dati) e machine learning. Un bravo Data Scientist è in grado di identificare e risolvere problemi particolarmente complessi legati al business.
Data Architect: dalla definizione dello storage (dispositivi dedicati alla memorizzazione di grandi quantità di informazioni in formato elettronico) alla progettazione di un’infrastruttura per la gestione di dati non strutturati, questa figura professionale è capace di dare vita a soluzioni di successo per affrontare al meglio lo scenario dei Big Data.
Big Data Engineer: colui che raccoglie, archivia e lavora i dati di un’azienda per facilitarne l’analisi. Realizza e amministra strutture in grado di gestire quantità di dati ampie e complesse attraverso dei database.
Chief Data Officer: il numero di questi professionisti è passato da soli 400 nel 2014 a oltre 1000 nel 2015 e si stima che per il 2019 il 90% delle grandi aziende avrà questa figura professionale nel suo staff. Tra le competenze richieste: data infrastructure, data governance, data security, business intelligence, analisi degli insight e analisi avanzata. Non solo deve essere tecnicamente competente, ma deve anche essere in grado di capire e guidare gli obiettivi aziendali e i processi di cambiamento a livello manageriale per allinearsi al business plan della compagnia.
Insight Analist: lavorando fianco a fianco alle divisioni marketing e prodotto, gli Insight Analyst utilizzano strumenti di analisi statistica per ricavare, da grandi quantità di dati, informazioni a supporto delle strategie di acquisizione e fidelizzazione dei clienti.