The Hounting of Hill House (1959) è il più celebre romanzo della scrittrice statunitense Shirley Jackson e uno dei più famosi racconti di fantasmi del XX secoolo.
Un’opera tanto importante che negli anni ha ispirato diverse trasposizioni cinematografiche e che quest’anno ha ispirato anche Netflix per la sua prima serie originale horror, diretta da Mike Flanagan (già affermato regista del genere).
Flanagan ha però deciso di stravolgere la trama del romanzo, mantenendo intatta la base della casa e omaggiando l’opera riprendendo solo i nomi di alcuni personaggi.
Ed è così che è nata Hill House, serie tv che mette in scena le torbide vicende della famiglia Crain approdata in quella casa per ristrutturarla e poi rivenderla nel corso di un’estate degli anni ’80.
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Hugh (Henry Thomas) e Olivia (Carla Gugino) sono imprenditori che viaggiano per il Paese alla continua ricerca di vecchie case, portandosi indietro i propri figli: Steve, Shirl, Theo, e i gemelli Luke e Nell.
Hill House però non è una casa come le altre, e i più piccoli saranno i primi a rendersene conto, assistendo sin da subito a strani fenomeni e visioni. La permanenza della famiglia non sarà affatto duratura perché, in una notte che sconvolgerà e segnerà le loro vite per sempre, saranno costretti a scappare.
La narrazione della serie si alterna sempre tra presente e passato. È infatti segnata da continui flashback della vita della famiglia Crain ad Hill House, mentre il presente è ambientato circa 26 anni dopo quella tragica estate e vede ormai i 5 fratelli adulti, costretti ancora a convivere con le conseguenze ed i fantasmi del passato. Questo tipo di narrazione risulta molto efficace perché parallelamente ci mostra le cause e le conseguenze, il terrore del passato e i suoi effetti sul presente.
Shirley organizza funerali, Theo è una psicologa, Nellie una studentessa, Luke un tossicodipendente e Steven uno scrittore che deve la propria fortuna proprio ad un best-seller basato sulla sua infanzia, cosa che non è mai stata accettata dai propri fratelli e che li ha portati ad allontanarsi sempre di più.
Conducono tutti vite separate, finché la morte di uno di loro, li riunirà. Quel momento risveglierà vecchi spettri e porterà i fratelli a scavare nel proprio passato e a far conto con la propria oscurità.
Dieci episodi per alcuni possono sembrare troppi, ma in realtà ci permettono senza fretta di seguire le vite dei personaggi e di capirli nel profondo. Quello che viene messo in scena è un horror di altri tempi, caratterizzato da grandi momenti di suspense e sequenze angoscianti, che allo stesso tempo lasciano spazio alla narrazione e all’evoluzione della storia.
Il terrore non risiede in veri momenti di spavento, ma nella costruzione della tensione, dell’atmosfera generale, e nel racconto di vite dilaniate. Non è un horror tutto urla e sussulti, ma un racconto di dolore, di tensione, di tragici sentimenti, che alla fine fanno molta più paura di un mostro sotto al letto.