Nell’era attuale, la tecnologia coinvolge numerosi aspetti della vita quotidiana; esattamente come utilizziamo Google Home per semplificare e agevolare la gestione della casa, in futuro saranno ancora di più gli ambiti gestiti completamente, o quasi, da un supporto tecnologico. Uno di questi è il campo legale.
Se si proietta l’avvocatura da oggi ai prossimi 20 anni, la previsione è che l’esercizio della professione sarà svolto in concomitanza con tecnologie di intelligenza aumentata, all’interno di uno studio legale multidisciplinare, popolato (anche) da figure come avvocati-ingegneri e sempre più somigliante ad un vero e proprio laboratorio tecnologico.
Stiamo parlando di situazioni avveniristiche ma anche di realtà già esistenti, se pur ancora circoscritte a studi legali molto strutturati di stampo anglosassone.
Di certo essere open-minded rispetto a un tema che può, grazie alla tecnologia, renderci più competenti è sempre cosa auspicabile. Il pronostico infatti è proprio questo: l’intelligenza artificiale in ambito legale aiuterà gli avvocati a svolgere al meglio la loro professione, riuscendo a prevedere con un certo anticipo decisioni giudiziarie e decidere le strategie difensive nel settore bancario e assicurativo.
Richard Susskind, noto futurologo inglese, ha sostenuto il 18 maggio scorso a Milano presso il convegno “Diritti al futuro” organizzato da Asla (Associazione studi legali associati), che questo particolare passo tecnologico avrà tre step principali di cambiamento:
- more for less
- new competition
- tecnology
Il primo consiste nell’accrescere i servizi disponibili al cliente, focalizzando i loro esatti bisogni, valutando cosa possa essere affidato ad altri fornitori.
Il secondo step è quello della competizione a livello marketing: secondo la piattaforma Acritas attualmente ci sono 10 studi legali nel mondo che che si presentano come alternativi ai tradizionali. Questo, per molti studi legali, non significa essere pionieri ma sicuramente essere uno dei primi a sperimentare questa nuova opportunità che rivoluzionerà il sistema di lavorare dell’intera avvocatura.
Scott Westfahl, direttore della Harvard Law School Executive Education, ha dettato la linea per un nuovo mind set per gli avvocati, rappresentando il nuovo modello di sviluppo della professione come un triangolo equilatero. Ai due angoli alla base ci sono networking + nuove abilità, in cima rimane la competenza legale tecnico-giuridica: essenziale quindi ma non più sufficiente.
Per Westfahl sono sei gli elementi chiave per una cultura dell’innovazione che è necessario i nuovi avvocati imparino:
- capacità di focalizzare gli obiettivi professionali
- capacità di guardare oltre
- sperimentare
- implementare la collaborazione interna e multidisciplinare
- permettere ai collaboratori di studio di esprimere in autonomia prospettive e progetti
- capacità di perfezionamento, di verifica della corrispondenza tra le innovazioni introdotte e gli obiettivi pianificati.
Innovation is a tiny noticeable things
(l’innovazione è qualsiasi progressione, piccola ma significativa)
Questo tipo di quadro complessivo suggerisce non solo che la figura professionale dell’avvocato non scomparirà, ma che le verrà data la possibilità di crescere, affiancata dalla precisione dell’intelligenza artificiale.
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