Il 30 agosto 2018 la quindicenne Greta Thunberg, seduta fuori al Parlamento Svedese, ha dichiarato di scioperare dalla scuola per protesta contro la mancanza di azioni efficaci contro il cambiamento climatico da parte delle istituzioni. Il suo messaggio è stato molto chiaro: l’inutilità di andare a scuola dal momento che il futuro della sua generazione è a rischio e poco viene fatto per evitarlo.
Il gesto di Greta, volontario e individuale, è diventata un’ispirazione e un esempio per molti altri coetanei che si sono uniti allo sciopero, che ancora oggi continua ogni venerdì, da qui il nome Fridays for Future. Migliaia di ragazzi e ragazze, infatti, in tutto il mondo scioperano per ricordare alle istituzioni l’urgenza dell’azione per contrastare i pericoli del cambiamento climatico di origine umana.
Questa marcia internazionale ha messo piede anche in Italia da qualche settimana e conta sempre più gruppi locali che si uniscono per protestare: Roma, Milano, Napoli, Como, Pavia, Genova, Parma, Padova, Torino, Treviso, Modena, Firenze, Udine, Alba, Bari, e molte altre città sono state ridestate dal movimento che ha a cuore la salute del pianeta.
Il principale messaggio della loro protesta riguarda la richiesta alle istituzioni politiche nazionali di rispettare i limiti di emissioni dichiarate dagli Accordi di Parigi e di prendere sul serio il problema del cambiamento climatico attraverso decisioni drastiche.
Gli Accordi di Parigi del 2015 hanno stabilito dei numeri e delle condizioni ben chiare a cui i diversi paesi devono attenersi. È stato infatti il primo accordo universale e giuridicamente vincolante sul clima a cui hanno aderito 196 paesi volto a limitare l’aumento della temperatura globale entro il 2100 sotto i 2°C (obiettivo light) ma possibilmente sotto 1,5° rispetto ai livelli precedenti la rivoluzione industriale.
L’accordo è entrato in vigore il 22 aprile 2016. Tutti i paesi hanno dichiarato i propri obiettivi più o meno ambiziosi rispetto alla riduzione delle emissioni di CO2 per poter mantenere la temperatura globale sotto i gradi stabiliti. Limitare il riscaldamento richiede però dei cambiamenti radicali, ambiziosi e senza precedenti da parte dei governi in pochissimo tempo.
Dal 2015 ad oggi già molte critiche sono state mosse da scienziati e gruppi ambientalisti sugli obiettivi presentati a Parigi considerati poco ambiziosi e poco rigidi. Il Climate Action Tracker, che monitora le azioni di paesi rispetto ai loro target e alle necessità del pianeta, ha dimostrato che in realtà gli obiettivi che ciascun paese ha dichiarato durante gli accordi di Parigi non sono sufficienti a mantenere l’aumento di temperatura del pianeta sotto i 2°C.
Quindi, anche se tutti i paesi dovessero raggiungere il target definito, la temperatura aumenterebbe comunque di 3°C.
Il movimento di Fridays for Future non solo denuncia questa inconsistenza ma protesta anche contro l’inattività dei paesi nel raggiungere gli obiettivi già fissati.
Questa protesta potrebbe avere sia un’influenza sulle regolamentazioni e sugli investimenti nazionali ma anche sui comportamenti dei singoli cittadini.
Nonostante sia un problema poco discusso dall’informazione italiana, il cambiamento climatico è diventato recentemente una delle principali paure e preoccupazioni anche in Italia e la prima al mondo.