Sono stati resi noti i risultati del World Happiness Report 2019, una ricerca che indaga la felicità globale in relazione alla percezione della felicità degli stessi abitanti dei 156 Paesi presi in considerazione.
Il Report quest’anno si concentra sulla relazione tra felicità e comunità e su come la felicità sia evoluta con uno speciale focus sulla tecnologia, le norme sociali, i conflitti e le azioni di governo che hanno condotto tali cambiamenti. Uno dei capitoli in particolare è incentrato su quanto la partecipazione elettorale, i big data, l’uso di internet e le dipendenze incidano sul livello di felicità percepito.
La ricerca, alla sua settima edizione, è stata curata dalla società di consulenza Gallup con dati raccolti dal 2016 al 2018 e redatta da professori molto noti quali professor John F. Helliwell dell’University of British Columbia and the Canadian Institute for Advanced Research; Richard Layard, condirettore del Well-Being Programme presso il Centre for Economic Performance della LE; e Jeffrey Sachs, direttore del Sdsn e del Center on Sustainable Development dell’Earth Institute, con il supporto di diversi ricercatori indipendenti, il rapporto è stato prodotto dal Sustainable Development Solutions Network in partnership con la Fondazione Ernesto Illy. In Italia è stato presentato all’Università Bocconi il primo aprile, con la presenza di Sachs.
Il popolo più felice al mondo? I finlandesi. Seguiti poi da Danimarca e Norvegia seconda e terza sul podio, e subito dopo dall’Islanda, dai paesi Bassi, dalla Svizzera e poi da Svezia, Nuova Zelanda, Canada e Australia. E gli italiani? Siamo soltanto 36esimi, anche se rispetto al 2018 siamo migliorati (eravamo 47esimi). Agli ultimi posti i Paesi colpiti da guerre e da conflitti che durano da anni come la Siria, lo Yemen, l’Ucraina e il Sud Sudan.
Due in particolare gli indicatori che ci hanno permesso di risalire la classifica di 11 posizioni: il primo, è la speranza di aspettativa di buone condizioni (settimi al mondo) e il secondo è il sostegno sociale ricevuto da parenti e amici (23esimi). Il nostro tallone d’Achille sembrerebbero essere le emozioni negative come la rabbia e la preoccupazione crescenti che ci fanno scivolare al 123esimo posto al mondo. Altri punti deboli degli italiani sono la mancanza di prospettiva per i giovani, la mancanza di libertà nel prendere decisioni, un’elevata percezione della corruzione e bassa fiducia nel governo e nelle istituzioni.
Il rapporto infine si conclude con un interessante excursus sulla situazione dei Stati Uniti: nonostante negli ultimi 70 anni si sia rilevato un aumento esponenziale di ricchezza, la curva della felicità risulta essere sempre più in calo a causa di un aumento dei disturbi mentali, dell’obesità e di calo di fiducia tra le persone.
Secondo il professor Sachs “il World Happiness Report e il Global Happiness and Policy Report offrono ai governi mondiali e ai cittadini l’opportunità di ripensare le politiche pubbliche e le scelte di vita individuali al fine di migliorare il livello di felicità e benessere dei singoli. Siamo in un’era di tensioni crescenti ed emozioni negative, come mostrato dalla ricerca, e questi risultati fanno emergere questioni urgenti che devono necessariamente essere affrontate”.