Netflix ha comunicato ieri, 16 aprile, gli utili del primo trimestre e le previsioni del 2019. Come si prevedeva, i risultati sono andati anche oltre le ultime aspettative arrivando ad un +16% di utile e +9,6 milioni di abbonamenti.
Lo streaming, si sa, è un mercato in fortissima ascesa e Netflix, da leader qual è, ovviamente ne beneficia. Una piccola avvisaglia per il colosso però arriva e loro ne sono ben consapevoli: Gli obiettivi per il 2019 si stanziano a circa il 50% delle previsioni degli analisti. In poche parole, il valore delle azioni previsto per quest’anno secondo Netflix sarà la metà di quello che si aspettavano gli esperti del settore.
Perché questa copertura?
Lo abbiamo detto prima, il mercato dello streaming è in forte crescita e i player digital più importanti si stanno attrezzando, creando una schiera di competitor sempre più agguerriti.
Amazon Prime Video è stato uno dei primi, Jeff Bezos da sempre ha occhio e vuole occupare tutte le partizioni disponibili in ogni tipo di mercato. Non si può però definire un competitor a tutti gli effetti: essendo compreso con l’abbonamento Prime di Amazon, è facilmente affiancabile a Netflix non avendo un costo fisso aggiuntivo.
Disney+, la piattaforma di streaming della Disney, verrà lanciata il 20 novembre negli USA e sarà il vero principale problema di Netflix. Il prezzo più basso (6,99 dollari) e un’infinità di contenuti proprietari, prontamente ritirati da tutte le piattaforme online presenti, fanno della nuova trovata del Ceo Bob Iger la prima vera e propria alternativa a Netflix. In Europa si parla di fine 2019 e inizio 2020, manca poco a quella che potrà essere un’altra piccola rivoluzione interna. Nel frattempo, il titolo in borsa Disney dopo aver annunciato la piattaforma è schizzato verso l’alto.
Anche Apple ha annunciato la sua piattaforma, AppleTv+, ma la sensazione è che bisogna attendere ancora un po’ per vedere un vero investimento dall’azienda di Cupertino. In ogni caso, quando Apple si lancia in un mercato lo fa sempre a gamba tesa, questa è l’altra vera variabile che si aggiunge alle due precedenti.
Possibilità di scelta per i consumatori (e una segmentazione di contenuti sempre più difficile da gestire) e dubbi per gli investitori. Come andrà?