Uno dei grandi innovatori del Novecento, padre della Beat Generation e del Punk e del Metal, racconta la propria incredibile vicenda esistenziale: una vita che è mitologia
di WILLIAM SEWARD BURROUGHS
William Seward Burroughs è nato a St. Louis il 5 febbraio 1914.
Da bambino volevo diventare scrittore perché gli scrittori sono ricchi e famosi. I miei scrittori preferiti – Graham Green, Richard Hughes, Joseph Conrad, Raymond Chandler – hanno vagabondato per Singapore e Rangoon fumando oppio vestiti di una tunica di seta gialla. Hanno sniffato cocaina a Mayfair e si sono addentrati in paludi proibite, seguiti da un fedele servitore indigeno, hanno vissuto nei quartieri popolari di Tangeri fumando hashish, accarezzando una piccola gazzella.
1926-1929: frequenta la John Burroughs School, poi la Ranch School di Los Alamos, New Mexico.
I miei genitori decisero di trasferirsi in periferia per allontanarsi dalla gente. Comprarono una grande casa circondata da un parco con un laghetto, e poi c’era un bosco dove invece che ratti c’erano scoiattoli. Vissero sotto la loro campana di vetro, nello splendido giardino, lontani dal contatto con la città [ … ] Andavo sempre a sparare ai polli e ai conigli con la mia calibro 22 [ … ] Le pistole sono una parte della mia vita, ci sono cresciuto in mezzo [ … ] In una esplosione mi sono fatto saltare una mano [ … ] ho perso un dito, avevo perso quasi tutta la mano, ma avevo un bravo chirurgo. È stato un prodotto chimico, avevo quattordici anni, era quel gioco chiamato “piccolo chimico” Non ricordo se ho visto il dito staccarsi.
Quando arrivai all’ospedale il dolore era così forte che hanno dovuto darmi una dose di eroina da adulti. Da allora ho cominciato ad essere un drogato, ah, ah, ah!
Scrivevo western a quei tempi, storie di gangsters e case stregate. Ero proprio sicuro di diventare scrittore [ […] la mia prima prova letteraria si intitolava L’autobiografia di un Lupo. Tutti ridevano e mi dicevano “Vorrai dire biografia”. No, volevo proprio intendere autobiografia. Scrissi anche una cosa intitolata Carl Cranbury in Egitto non riuscì mai a decollare [ … ] Carl giace sulla pagina ingiallita, la mano ad un palmo dalla sua automatica di acciaio bluastro. Mi presi una cotta per uno dei ragazzi di Los Alamos, tenni un diario di questa relazione che mi impedì di scrivere per molti anni. Anche ora arrossisco a ricordarne il contenuto. Durante le vacanze di Pasqua del secondo anno convinsi i miei genitori a tenermi a casa, così tutta la mia roba mi fu spedita. Rabbrividivo al pensiero che i ragazzi potevano aver trovato il diario e che se lo stavano leggendo ad alta voce tra loro. Quando arrivò la mia roba, cercai il diario e lo distrussi senza neanche degnarlo di uno sguardo.
Queer, un mio romanzo ancora inedito che ho scritto quasi contemporaneamente a Junkie che fu invece pubblicato nel 1953, tratta di due o tre relazioni omosessuali che ho avuto in quegli anni. E troppo sentimentale, anche se allora mi dissero che se l’avessi pubblicato mi avrebbero sbattuto in prigione. Oggi mi dicono che dato il clima che c’è negli Stati Uniti per via dei Gay Power, il libro sarebbe un best-seller. In quegli anni l’omosessualità era veramente la cosa più abominevole; poi in tutto il mondo c’è stata questa eccezionale rivoluzione culturale di cui la rivoluzione sessuale è stata la più importante manifestazione, insieme alla droga che in un certo senso è stata costruttiva.
1932-1942: nel 1936 si laurea ad Harvard, Mass., in letteratura inglese: ricerche in archeologia e etnologia.
Dopo la laurea feci un corso di specializzazione in antropologia. Non mi piacque la vita di facoltà […] troppi intrighi, troppi corteggiamenti dei capi. Nel 1937 ero a Vienna. E una vita che mi interesso di droghe, medicine, malattie, la farmacologia è da sempre uno dei miei hobbies. Infatti ho frequentato per un anno la facoltà di medicina a Vienna. Ma gli studi erano troppo lunghi e non ero sicuro che avrei voluto esercitare la professione. Mi sono sempre interessato alle malattie e ai loro sintomi, ai veleni, alle droghe. Sin da quando avevo tredici anni ho cominciato a leggere testi di medicina e farmacologia. Tuttavia la gente malata mi dà sui nervi. Sino al 1937 non c’era una legge federale contro la marijuana, si poteva comprarla nei bazar e nelle sale da biliardo. Erba color porpora. Avevo diciotto anni la prima volta; me la comprai e me la fumai da solo in camera mia. Mi fece sballare da matti, un effetto terribile. Ho cominciato perché mi annoiavo, non avevo niente da fare. Non mi interessava troppo diventare un dirigente di successo, o vivere il tipo di vita per cui ci si prepara ad Harvard. Ho vissuto un anno a New York, facevo testi per una piccola agenzia di pubblicità; vendevo strani prodotti, un aggeggio per enteroclismi particolari, creme ormoniche per ringiovanire. Ho sempre pensato parecchio alla pubblicità, fanno il mio stesso lavoro: si preoccupano di manipolare esattamente parole e immagini.
1942-1950: viaggi in Sud America e Europa. La droga.
Dopo la pubblicità sono stato per qualche mese sotto le armi. Congedo onorevole, poi i soliti strani lavori del periodo bellico – barista, deratizzatore, investigatore privato, reporter, fattorino in una fabbrica di munizioni. Poi il Messico. Un luogo sinistro. Ci sono andato con una sovvenzione governativa per studiare i dialetti locali. Scelsi il Messico perché negli Stati Uniti la situazione delle droghe era diventata pesante e ottenere droghe in Messico era molto facile, non dovevo subire nessuna pressione della legge [ … ] Ci sono stato durante il regime di Aleman. Se si entrava in un bar c’erano almeno quindici persone che portavano la pistola, si ubriacavano e diventavano una minaccia vivente. Star seduti in un bar, significava essere pronti a rischiare la pelle ogni minuto [ … ] La vita fiori va leva più di un soldo, Anch’io ebbi un incidente con Joan Volmer, mia mogli,. Avevo un revolver che dovevo vendere ad un amico, lo stavo pulendo e partì tiri colpo – la uccise. Venne fuori la storia che volevo colpire una coppa di champagne sulla testa di lei, come Guglielmo Tell. Assurdo e falso. Accadde nel 1949. Nel 1944, dopo essere diventato tossicomane, mi successero un sacco di cose. Vivevo vicino alla Columbia University, è così che conobbi Ginsberg e Kerouac. Stavo con della gente che usava l’eroina; la presi; gli effetti furono gradevoli, continuai a prenderla e diventai tossicomane. L’idea che la tossicomania sia una malattia psicologica mi senibra assolutamente ridicola. Lo è allo stesso modo della malaria: è una questione di esposizione. Si prende qualsiasi droga o sostanza inebriante che faccia un effetto piacevole e che sia disponibile [ … ] Comunque, ebbi guai con la legge, mi sposai, mi trasferii a New Orleans, poi in Messico. Ho avuto un figlio nel 1947, William Burroughs jr., fa lo scrittore. Negli Anni Quaranta ripetevo continuamente una frase “Questo è un argomento troppo angosciante per la mia anima”. Erano anni terribili. Cori Allen e Joan ascoltavamo alla radio i discorsi del Presidente Truman. Lei diceva: “Che Presidente è? Ha l’accento di un bottegaio e parla come un bottegaio”. Nessuno in quegli anni osava criticare un presidente per le sue qualità intellettuali. La guerra fredda [ … ] se volevano la guerra fredda se la dovevano risolvere tra loro, si dovevano mettere in uno stadio e combattersi sbattendosi in faccia calzini puzzolenti [ … ] anche oggi jimmy Carter e Breznev dovrebbero andare nudi in uno stadio e combattersi a colpi di calzini puzzolenti. Dopo il Messico sono andato in Colombia, Perù, Equador. Mi interessavano in particolare le regioni arnazzoniche, dove sperimentai lo yage, una droga che affina le capacità parapsicologiche. Così ho scritto le Lettere dallo yage, la mia corrispondenza con Ginsberg.
1950-1960: l’assuefazione, la fine. Londra, disintossicazione, l’apomorfina.
Ho cominciato a scrivere nel 1950, avevo trentacinque anni tentavo di descrivere le mie esperienze con l’eroina e i tossiconiani. Allora ne sapevo poco di come si fa a scrivere un romanzo [ … ] La maggior parte di quelli che conoscevo erano tossicomani di mezza età, se non addirittura vecchi: borsaioli, ladri. li sottobosco, una razza che sii morendo, era uno spettacolo di varietà, un circo. Oggi i tossicomani sono tutti giovanissimi.
Negli Anni Quaranta era Kerouac che continuava a dirmi che dovevo scrivere e fu lui ad intitolare il mio libro Il pasto nudo. Non avevo scritto più nulla da moltissimi anni e non pensavo affatto di essere uno scrittore [ … ] ci avevo provato, avevo scritto una pagina, rileggerla mi procurava ogni volta una sensazione di fatica e di disgusto, un’avversione per questa attività [ … ] ma jack insisteva che io avrei scritto Il pasto nudo e sorrideva con quel sorriso particolare di un prete convinto che prima o poi arriverai a Gesù “Non puoi defilarti dallo squadrone di Shakespeare, Bill”. Quando venne a Tangeri nel 1957, avevo deciso di utilizzare il titolo, e gran parte del libro era stata scritta avevo finalmente capito il suo titolo.
Vivevo a Tangeri e trascorrevo tutto il tempo chiuso in una stanzetta a fissarmi gli alluci. Da un mese non mi lavavo, non mi cambiavo d’abito, non mi spogliavo se non il necessario per infilarmi nella pelle secca, fibrosa, grigiastra, un ago. Stavo morendo. Ero pronto per la fase finale. Non ne avevo mai abbastanza, trenta grani di morfina al giorno non mi bastavano, quaranta, sessanta grani al giorno e ancora non bastava. Non potevo più pagare [ … ] me ne stavo là, con l’ultimo assegno tra le mani e d’un tratto mi resi conto che era l’ultimo assegno. Presi il primo aereo per Londra. A quarantacinque anni mi sono svegliato con LA MALATTIA, calmo, sano, relativamente in buona salute [ … ] l’aspetto di carnagione rosea presa a prestito, tipica di coloro che riescono a sopravvivere a LA MALATTIA [ … ] La malattia è la tossicomania, e io sono stato un tossicomane per quindici anni. La maggior parte dei sopravvissuti non ricorda i dettagli del delirio. lo invece sembra che abbia preso note del mio delirio e della malattia, anche se non ricordo esattamente come abbia fatto [ … ]. Le mie note sono oggi pubblicate come Il pasto nudo e il titolo va letto alla lettera: Naked Lunch è il congelamento dell’attimo in cui chiunque può vedere cosa sta infilzando con la sua forchetta [ … ] che tutti vedano ciò che c’è su quel lungo cucchiaio fatto di giornali [ … ] siamo nutriti imboccati quotidianamente di notizie di morte, di esecuzioni, di assassini [ … ] che tutti vedano con chiarezza attraverso l’inganno che induce in confusioni […] il lunch al quale si è invitati sarà un banchetto completo di questa totale nuda consapevolezza.
Allen era il mio agente, e portò il libro da Maurice Girodias che aveva una casa editrice a Parigi, la Olympia Press, pubblicava testi inglesi particolarmente difficili. Me lo pubblicò nel 1959. Vivevo a Parigi, avevo incontrato Brion Gysin [ … ] Credo che sia stato lui quello che mi ha insegnato tutto ciò che so sulla pittura e ciò che significa la pittura. Mi ha detto “Siamo indietro di cinquanta anni con la tecnica della scrittura rispetto a quello che si fa con la pittura”, e poi abbiamo cominciato il cut-up che significa applicare la tecnica del montaggio che da cinquanta anni si usa in pittura, e come i pittori si stanno sbarazzando delle tele con gli happenings, allo stesso modo, credo, gli scrittori si sbarazzeranno della pagina.
1961-1973: notorietà, viaggi, esperimenti. La solitudine.
Maurice Girodias: “Bill conduceva una vita molto ritirata a Parigi, tiri grigio fantasma di uomo nel suo gabardine da fantasma e un cappello consumato da fantasma, simile al suo manoscritto ammuffito. Con Burroughs era difficilissimo parlare. Il suo incredibile viso che pareva una maschera senza età aveva un aspetto gelido. Viveva con Gysin e Gysin parlava per lui [ … ] Dopo Il pasto nudo gli pubblicai un libro ogni sei mesi: La morbida macchina, Il biglietto che è esploso. Non ho mai avuto conversazioni di carattere editoriale con lui, anzi nessuna conversazione. Penso che scrivesse tanto perché aveva bisogno di pagarsi l’affitto. Aveva davvero bisogno di soldi”.
Mi piacerebbe sfatare per sempre il mito dei milioni di Burroughs, mi ha tormentato per anni. Un intervistatore è arrivato a dire di me “l’ex-tossicomane più ricco del mondo”. In quel momento non avevo neppure mille dollari in banca. Mio nonno, che ha inventato il dispositivo idraulico che fu poi la base su cui poggia la calcolatrice, come molti inventori, ha avuto soltanto una piccola quota dei titoli della compagnia; mio padre negli anni ’20 ha venduto la sua parte. Nel 1970, alla morte di mia madre, la mia eredità dei diritti Burroughs è stata di 10.000 dollari. li denaro oggi non mi arriva davvero dalla mia rendita ma dai diritti d’autore e dai readings.
Quando Il pasto nudo cominciò a circolare fu uno shock a doppia circolazione: per la cultura che oggi si chiama “alternativa” e allora si chiamava “underground” fu una rivelazione, cominciò a capire dove sta l’Inferno e cosa davvero vuoi dire. Per la cultura ufficiale fu l’occasione di una lunga polemica, pro e contro di me. Mary McCarty e Norman Mailer nel 1962 al Festival di Edimburgo fecero il mio nome per la prima volta in modo ufficiale, dichiarando che per loro ero il più importante scrittore vivente negli Stati Uniti anche se pochi sapevano della mia esistenza. Poi ci fu la polemica sul TLS che andò avanti per mesi: “sozzura psicopatologica” diceva Dame Edith Sitwell, e anche Victor Gollancz, e altri ancora: “Neurotico sporcaccione”. John Calder, il mio editore inglese, e poi Anthony Burgess e altri mi sostennero. Truman Capote diceva che ero un dattilografo, armato di forbici e carta. Che vuoi dire? [ … ] io mi interesso deliberatamente di tutta quell’area della coscienza che chiamiamo sogni. Che cos’è un sogno? Una data giustapposizione di parole e di immagini. Ho fatto tantissimi esperimenti con degli album di ritagli. In un giornale leggo qualcosa che mi richiama qualcos’altro di cui ho scritto: ritaglio la fotografia o l’articolo e lo inserisco nel mio album accanto a quello che io ho scritto. in altre parole, mi interessa vedere come le parole e le immagini circolano lungo linee di associazione molto, molto complesse. Faccio molti esercizi con ciò che chiamo “viaggiare nel tempo”: faccio un viaggio in treno e fotografo ciò che vedo e scrivo le mie impressioni e associazioni, tutto per vedere fino a che grado assoluto riesco a proiettarmi a ritroso nel tempo.
Un uso speciale di parole e fotografie può condurre al silenzio, le fotografie e gli album sono esercizi per dilatare la Coscienza, mi insegnano a pensare in blocchi di associazioni piuttosto che a parole [ … ] Le parole, così come noi le usiamo, possono intromettersi in quella che io chiamo l’esperienza del non-corpo. E arrivato il momento di pensare abbandonando il corpo. lo punto verso l’esterno per capire tutto ciò che è possibile raggiungere per una totale comprensione dell’ambiente che mi circonda. Ciò che mi interessa è pensare con la voce interiore, in silenzio. Quando si comincia a pensare per immagini, senza parole, allora si è sulla buona strada [ … ] La condizione senza parole è la tendenza evoluzionistica. Le parole sono strumenti goffi, verranno abbandonate prima che non si pensi. E’ qualcosa che avverrà nell’era spaziale. Molti scrittori “seri” rifiutano la tecnologia. Non capisco questo timore [ … ] L’idea di usare un mezzo meccanico a scopi letterari sembra loro un sacrilegio. Questa è una delle obiezioni al “taglio” [ … ] una sorta di reverenza superstiziosa verso la parola. Dicono: come si fa a tagliare la parola? Perché non posso farlo?
Brion Gysin, un pittore e poeta americano che ha vissuto in Europa per più di trent’anni, a quanto ne so è stato il primo creatore dei “tagli”. La sua poesia “Minutes to go” fu trasmessa dalla BBC e quindi pubblicata; mi trovavo a Parigi nell’estate dei 1960 dopo la pubblicazione del Pasto nudo, e mi interessarono le possibilità di questa tecnica. Se ci si pensa bene, The Waste Land è stata il primo collage a “taglio” e Tristan Tzara aveva fatto qualcosa nella stessa direzione. Dos Passos ha usato la medesima tecnica nelle sequenze di Camera Eye nella trilogia U.S.A.. Ecco, ebbi la sensazione di aver lavorato nella stessa direzione, vederla messa in opera fu una rivelazione per me.
Nova Express, che ho pubblicato nel 1964, è un “taglio” di molti scrittori: Joyce, Shakespeare, Rimbaud, Jack Stern che nessuno ha mai sentito nominare e Kerouac. Conrad è il mio favorito. Il mio racconto “Svaniscono soltanto” è un “taglio” di Lord Jim, ma c’è anche un’altra tecnica dentro, il fold-in: oltre che tagliare si ripiega il testo. Anche Graham Greene è un altro dei miei favoriti [ … ] Mi dicono: “Oh benissimo, ma lei l’ha ottenuto facendo dei tagli” Ma che è “scrivere” se non un “taglio”? e poi la macchina va programmata, qualcuno deve fare i tagli. Le selezioni possibili le ho fatte io, di centinaia di parole che avrei potuto usare, ne ho scelto una.
In Nova Express è implicita una teoria: cioè che quella che noi chiamiamo realtà è in effetti un film, un tipo di film che io definisco biologico. Ora, accade che il movimento clandestino e anche la Polizia Nova, con una irruzione sono penetrati nella camera oscura (la camera grigia) dove vengono sviluppati i film, possono esporre le negative e impedire che gli avvenimenti abbiano luogo. Sono come qualsiasi altra polizia, anche se qui, è vero, la Banda Nova sta per far saltare in aria il pianeta, e allora il Ragazzo del Metallo Pesante chiama la Polizia Nova, cioè [ … ] la Tecnologia. Ogni tanto ho la sensazione di ripetermi nel lavoro, mi piacerebbe fare qualcosa di diverso – cambiare stile, deliberatamente.
La macchina morbida, cioè l’occhio umano, fa saltare fuori tanti personaggi che già erano nel Pasto nudo, il dottor Benway, il Marinaio ecc. [ … ] sono personaggi che acquisteranno forza [ … ] l’uomo penetrerà sempre più nello spazio, le forme di vita diventeranno incompatibili con le forme esistenti. Per sopravvivere l’umanità dovrà subire alterazioni biologiche ( … ] dovremo usare la nostra intelligenza per proteggerle e non farle accadere a casaccio [ … ] l’unica speranza è di sviluppare l’esperienza del non-corpo per sfuggire alla fine del corpo [ … ] la guerra interplanetaria significa capire queste possibilità [ … ] i nani della morte sono organismi parassitari che occupano l’ospite umano, come una radio trasmittente, lo dirigono e lo controllano. Ci sono scienziati che dicono che sarà possibile al momento della nascita installare nel cervello un’antenna radio per controllare pensieri, sentimenti, emozioni, anzi ne impedirà l’evoluzione. I “nani della morte” sono armi della Banda Nova che a sua volta tira i fili della Guerra Fredda. La Banda Nova sta usando quel conflitto nel tentativo di far saltare per aria il pianeta, perché se arriviamo al nocciolo della questione di che cosa discutono America e Russia?
Voglio decisamente che quanto dico venga preso alla lettera, perché la gente si renda conto della vera criminalità dei nostri tempi [ … ] Tutto il mio lavoro è diretto contro coloro che per stupidità o per calcolo si dedicano al progetto di far saltare in aria il pianeta o di renderlo inabitabile. Io mi occupo della esatta manipolazione delle parole e delle immagini per creare un’alterazione nella Coscienza del Lettore [ … ] lo creo un mondo immaginario nel quale mi piacerebbe vivere.
Miles: “Dal ’64 al ’66 la produzione di Bill non era commerciale [ … ] lui attraversava un brutto momento [ … ] Era molto conosciuto, era parte della swinging London, ma non era presente. Subiva molto il fascino di Brion, un personaggio molto importante nella storia personale di Williani. Non si poteva mettere in discussione ciò che diceva Brion [ … ] faceva qualsiasi cosa perché glielo aveva detto Brion. Nel 1967 William ricominciò a scrivere, dopo un lungo periodo di esperimenti con il registratore che non avevano prodotto niente di grande. Completò nel ’69 Wild Boys, e all’inizio degli anni ’70 cominciò a lasciarsi andare, senza produrre nulla. Non voleva aver rapporti con la gente. Era un ex-guru di proposito. Stava sempre con Johnny, hai capito?, per una qualche ragione li chiamava sempre Johnny, era proprio a terra in quel periodo. Era contento di vedere Brion e Anthony Balch [ … ] L’influenza di Johnny era ambigua, era molto protettivo e tra i due esisteva un forte legame affettivo; però lui gli portava a casa continuamente marchettari e gangsters da due soldi [ … ] Credo che si accorgesse di non aver scritto niente di importante dopo Nova Express, e che per tutti gli anni che aveva fatto esperimenti con il registratore il mondo letterario si era scordato di lui. Lavorava a vuoto, non aveva contatti; Exterminator! e Port of Saints lo dimostrano”.
1974-1980: il ritorno a casa, la fama riconquistata: The Nova Convention.
Allen, che è un organizzatore, venne a trovarmi a Londra e mi propose un lavoro: il City College a New York cercava uno scrittore per tenere un corso di scrittura creativa, da febbraio a maggio del 1974. Accettai ( … ] Non so se potrò ancora scrivere [ … ] James, un mio aiutante, mi organizzò dei poetry readings, non volevo farli, ma poi ho visto che sono andati molto bene, sono molto grato a James [ … ] Se stai ancora lì dopo la paura, ti viene il coraggio. Se non ci sei, allora sei morto.
Faccio molte prove per i readings. Sono una forma di spettacolo. Bisogna avere diversi modi di comportarsi, devi capire quale sarà il tuo pubblico, infatti ciò che potrebbe andar bene per uno, può rivelarsi un fallimento con un altro.
Ho ricominciato a viaggiare. Io viaggio intuitivamente. Spesso scopro di essere andato da qualche parte solo perché avevo bisogno di una scena da inserire in qualche cosa che avrei scritto dieci anni più tardi. Innanzi tutto sono interessato al problema della sopravvivenza – la cospirazione Nova i criminali Nova e la polizia Nova. Nell’Età Spaziale sarà possibile una nuova mitologia, avremo di nuovo felloni e eroi e le loro trame contro questo Pianeta. li futuro della scrittura è nello Spazio, non nel tempo.
Ho provato molte volte a scrivere un best-seller ma c’è sempre qualcosa che non gira. Non è che non riesco a farlo o che mi commercializzo, è soltanto che non va. Se punti sul pubblico, devi rispettare delle regole [ … ] non puoi aspettarti che il pubblico sperimenti ciò che non capisce soprattutto non lo devi mettere in imbarazzo.
Ho scritto Le ultime parole di Dutch Schultz in una prosa molto semplice e anche il mio ultimo romanzo Cities of the Red Night ha una prosa molto semplice [ … ] La storia comincia con l’assassinio di un hippie, e un detective, Snide, è incaricato delle indagini, così viene in contatto con strani ambienti.
Nel dicembre del 1978 ho partecipato alla Nova Convention, un convegno per celebrare la mia opera, c’era anche il film di Il pasto nudo, e c’erano tutti gli scrittori e i registi più importanti, non soltanto americani: l’ha organizzato Allen. Adesso ho un posto al Naropa Institute, a Boulder Colorado; grande, è grande, si spende poco e si lavora tranquilli.
Ho un progetto, acquistare un grande appartamenio e fondare l’Accademia William Burroughs per Ragazzi Ricchi che vogliono imparare a sparare ecc. ecc. Va bene la vita in America adesso, è molto meglio di quanto ti aspetteresti. Sembrava che stesse per diventare uno stato di polizia repressivo, ma non è accaduto. Una delle svolte decisive è stato il “Watergate”. Sai l’America ha di tutto, ci sono contadini e fisici atomici, i loro processi mentali non sono uguali; gli Americani hanno molto poco in comune, hanno meno cose in comune di qualsiasi altro popolo. Ci sono delle profonde differenze tra contesti urbani e contesti rurali; ci sono troppi gruppi e differenze occupazionali.
“Secondo me, la funzione dei poeta è quella di renderci consapevoli di ciò che sappiamo senza rendercene conto. Le idee di Allen Ginsberg, le sue opere, le sue dichiarazioni sul sesso e la droga sono state per molto tempo non condivise, anzi ritenute inaccettabili, ora sono diventate accettabili e rispettate [ … ] penso che tra dieci o quindici anni Allen sarà degno del Premio Nobel” (dal discorso pronunciato in occasione del conferimento a Ginsberg del Gold Medal Literary Award, New York, febbraio 1979).
“Credo che Burroughs dovrebbe avere il Premio Nobel. Genet non lo ha mai preso. Solo Burroughs e Genet sono i due veri contendenti per gli onori del mondo” (dichiarazione di Ginsberg in occasione della Nova Convention, dicembre 1978).