È possibile educare all’arte e al bello gli imbrattatori seriali di muri pubblici? Il dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo Statale di Romano d’Ezzelino (Vicenza), Antonio Maria Bianchin crede di sì. Per questo, ha scelto di intraprendere una via inconsueta: lezioni di Street Art, per contrastare le scritte vandaliche sui muri della scuola.
Dopo aver scoperto che durante la notte le pareti immacolate dell’istituto scolastico erano state per l’ennesima volta imbrattate da scritte e graffiti colorati, Bianchin ha deciso di scrivere due lettere indirizzate ai genitori degli oltre mille ragazzi che frequentano elementari e medie, e ai loro professori. Per prima cosa ha ricordato loro gli episodi che continuano a verificarsi dall’inizio dell’estate, quindi ha deciso di contrattaccare.
Se quella che definisce “una pulizia della lavagna” è inutile e non impedirà casi analoghi, la formazione e l’istruzione possono essere invece decisivi. Così ha chiesto ai professori di lettere e di arte di portare i ragazzi in giro per la scuola a commentare insieme la natura delle scritte e dei graffiti, invitando però gli insegnanti a tenere precedentemente una lezione di Street Art, riservata in modo particolare alle opere di Banksy «e ai messaggi, anche positivi, che queste forme di protesta o disagio possono diffondere».
Secondo il dirigente scolastico: «Bisogna che i ragazzi imparino a distinguere l’arte e la protesta dalla maleducazione. In un’epoca social dove si comunica tutto a tutti, il problema della “comunicazione”, soprattutto di disagio interiore, non è stato risolto, anzi».
Il preside Bianchin ci tiene anche a sottolineare, tra le altri cose, che la continua cancellazione dei graffiti sui muri comporta delle spese: «Uno spreco di soldi che avrebbero potuto essere destinati per l’aiuto ai progetti della scuola o delle famiglie bisognose».
L’appello del dirigente scolastico, in ogni caso, va anche ai genitori, che devono fare necessariamente la loro parte. La seconda lettera chiede quindi che «di queste forme di protesta si parli in famiglia. Che sia un momento di dialogo». Bianchin osserva: «Episodi come questo possono essere uno stimolo per un confronto di opinioni: i ragazzi, per quanto piccoli, hanno una loro opinione. Rispettiamola e valorizziamo assieme il fatto che stanno crescendo e iniziando ad avere una loro autonomia di giudizio, ciascuno in base all’età che ha».