“Le emozioni cambiano il modo in cui vediamo il mondo e come interpretiamo le azioni altrui”.
Paul Ekman
Capire quali emozioni prova l’altra persona ormai non è più solo una questione di empatia, ma ci sono dei software creati apposta per farlo al posto tuo, il problema è capire se funzionano o no. Il mercato dell’intelligenza artificiale che legge le emozioni ha infatti raggiunto il valore di 20 miliardi di dollari tra app e software che aiutano le autorità a capire se un indiziato mente. In realtà, dal rapporto annuale dell’AI Now Institute di New York si evince che questi algoritmi sono basati su presupposti scientifici sbagliati e andrebbero quindi messi al bando.
«Questa tecnologia afferma di poter determinare gli stati emozionali interpretando le microespressioni del volto, il tono della voce o anche il modo di camminare. – spiega alla BBC Kate Crawford, cofondatrice dell’istituto – Ormai è usata ovunque, dai colloqui di lavoro agli ospedali, dove viene usata per determinare il dolore provato dai pazienti, alle aule dove cerca di tracciare quali studenti sembrano seguire la lezione con più attenzione. Nello stesso momento in cui queste tecnologie prendono piede un grande numero di studi mostrano che non c’è nessuna evidenza di una relazione così stretta tra le emozioni che si provano e l’aspetto esteriore del volto».
Tra gli studi citati c’è quello di un gruppo di ricercatori della American Association for Psychological Science, che ha concluso che «è molto difficile usare le espressioni del volto da sole per predire accuratamente cosa si sta provando».
Molte delle compagnie impegnate nel settore, sottolinea Crawford, basano i propri algoritmi sul lavoro di Paul Ekman, uno psicologo che negli anni ’60 affermò che ci sono solo 6 emozioni universali di base espresse dal volto. (paura, rabbia, allegria, tristezza, dispiacere e sorpresa); successivamente, però, li ampliò fino a 17.
In seguito, sviluppò il Sistema di Codifica delle Espressioni Facciali (abbreviato in FACS, dall’inglese Facial Action Coding System) per categorizzare tutte le espressioni umane. Questo metodo le classifica mediante lo studio di ogni movimento dei muscoli del volto. Tutto conta.
Se il nome Paul Ekman vi sembra famigliare è perché ha ispirato la serie televisiva, Lie to Me, con protagonista Cal Lightman, personaggio parzialemte ispirato a Paul Ekman, fondatore del Lightman Group. Lo stesso ha anche partecipato attivamente alla serie nel ruolo di consulente, ma afferma che nella serie (complici i tempi televisivi) le bugie si scoprono molto più velocemente e con molta più certezza rispetto alla realtà.