Le più folli ricerche scientifiche secondo il British Medical Journal

da | Dic 23, 2019 | Attualità

Come da tradizione, il numero di Natale del British Medical Journal stila (e prende un po’ in giro!) la lista delle ricerche più assurde realizzate durante l’anno.
Si tratta di ricerche scientifiche e rigorose, ma dai temi improbabili che solo per una volta l’anno prendono il posto di farmaci innovativi e malattie rare tra le pagine di una delle più antiche e prestigiose riviste mediche del mondo. Siete curiosi? Ecco alcune delle ricerche più assurde mai realizzate:

“Che fine fanno i dannati cucchiaini?”

In casa, in un bed and breakfast o persino in un istituto di ricerca, c’è qualcosa che tende sempre a mancare quando si condividono gli spazi con più persone: i cucchiaini.
Così, nel 2005 un team di ricercatori australiani ha deciso di mettere in piedi uno studio dedicato a chiarire una volta per tutte il mistero. Settanta cucchiaini sono stati così distribuiti in tutte le sale da tè del Macfarlane Burnet Institute for Medical Research and Public Health di Melbourne, marchiandone segretamente alcuni in modo da poterli riconoscere in un secondo momento.
Ogni notte, per cinque mesi, il team ha quindi contato di nascosto il numero di cucchiaini rimanenti e al termine di questo periodo ha avuto la prima risposta: l’80% delle posate era sparito. Nonostante le marchiature segrete, i ricercatori però non sono riusciti purtroppo a comprendere che fine avessero fatto di preciso i cucchiaini scomparsi, e nessuno nello staff dell’istituto ha ammesso di aver sottratto, anche solo per errore, le posate.
Analizzando i dati raccolti possiamo affermare che ogni anno nella città potrebbero andare perduti quasi 18 milioni di cucchiaini: «Se li mettessimo in fila uno dietro l’altro – concludono i ricercatori – coprirebbero una distanza di circa 2.700 chilometri».

Il naso rosso di Rudolph

Rudolph è la più celebre tra le renne che trainano la slitta di Babbo Natale. Famosa soprattutto per il suo tratto distintivo: il naso rosso porpora con cui rischiara il cammino delle compagne durante il lungo viaggio dal Polo Nord. Ma non è capitato anche a voi di chiedervi a cosa sono dovute le insolite proprietà del suo naso? Ad un gruppo di ricercatori olandesi è successo eccome ed ha deciso così di indagare la microcircolazione del naso delle renne, comparandolo con quello, ben più studiato, della nostra specie.
Alla ricerca hanno partecipato cinque volontari umani e due renne adulte, analizzati con cura dai ricercatori per caratterizzare similitudini e differenze a livello di microcircolazione nelle mucose nasali.
I risultati hanno rivelato che il naso delle renne ha una densità di vasi sanguigni superiore del 25% rispetto a quella umana. Abbastanza – scrivono i ricercatori – per ipotizzare la presenza di un naso rosso acceso in esemplari con una microcircolazione particolarmente sviluppata, come Rudolph!

Rischi professionali del metallaro

Se si parla di heavy metal a cosa pensate? Sicuramente all’headbanging, ossia muovere violentemente la testa in modo da roteare i capelli (rigorosamente lunghi) a tempo di musica.
Un team di ricercatori della University of New South Wales in Australia ha così deciso di studiare a fondo il fenomeno frequentando i live di gruppi come Motörhead, Mötley Crüe, Skid Row, Ozzy Osbourne e Whitesnake.
Una volta caratterizzati gli stili di headbanging più diffusi, hanno quindi scoperto che l’iconico movimento non è privo di rischi. I pericoli nascono in condizioni specifiche: a partire da canzoni suonate a una velocità di 130 bpm i rischi di strappi e contratture ai muscoli del collo iniziano a farsi concreti.
La soluzione? Secondo i ricercatori un programma di esercizi che aiuti a contenere l’ampiezza dei movimenti effettuati con la testa durante l’headbanging potrebbe tenere gli spettatori a riparo dai danni maggiori. In alternativa? Un cambio di gusti musicali!

Mangiatori di spade

È chiaro sin da subito che quello del mangiatore di spade è un lavoro potenzialmente pericoloso, ma per la scienza, i rischi concreti che corrono questi professionisti dell’intrattenimento sono rimasti a lungo sconosciuti. È per questo che nel 2006 Brian Witcombe ha deciso di porre fine, una volta per tutte, al mistero.
Ha quindi contattato 50 mangiatori di spade appartenenti alla Sword Swallowers’ Association International, chiedendo loro di rispondere a un questionario pensato per individuare possibili effetti collaterali della loro peculiare professione.
I più comuni, prevedibilmente, sono risultati il mal di gola e dolori toracici. Più rari, ma anche più gravi, i problemi in caso di incidenti: perforazioni dell’esofago, pneumotorace, e lesioni al collo. «Le complicazioni gravi sono risultate più comuni quando i mangiatori di spade si distraggono durante lo spettacolo, o si trovano a lavorare con più di una spada, o con spade dalla foggia inusuale», scrive Witcombe nello studio. «Le perforazioni sembrano principalmente a danno dell’esofago, e hanno di norma una prognosi favorevole».