«La situazione è ancora in via di sviluppo al Nord come al Sud, i numeri in realtà sono uguali in tutto il mondo e i comportamenti da adottare devono essere diversi: c’è troppa gente in giro ancora!»
Queste sono le parole del dottor Maurizio Viecca, Vicepresidente lombardo dell’ANPO (associazione nazionale dei primari) e direttore del dipartimento di Cardiologia dell’Ospedale Luigi Sacco di Milano, in prima linea per quanto concerne il contrasto all’epidemia del Coronavirus in Italia.
Il virus Covid-19 è uno dei più contagiosi che abbiamo avuto negli ultimi secoli, il tasso di contagio è di R.2,5 significa che ogni persona ne contagia in media altre 2 e mezza, tiene a precisare il dottor Viecca, e al momento abbiamo poche armi a nostra disposizione per proteggerci dal virus: stare a casa, adottare le misure igieniche – lavarsi spesso le mani, non toccarsi occhi, naso e bocca con le mani, starnutire e/o tossire in un fazzoletto evitando il contatto delle mani con le secrezioni respiratorie – e se sì è costretti ad uscire, usare sempre la mascherina. Questo dispositivo sanitario è indispensabile per limitare il contagio del virus, poiché non si deve minimamente sottovalutare il rischio di contagio da parte dei portatori sani asintomatici.
Infatti spiega il Primario: «Quando un paziente contagioso entra in contatto con un’altra persona, questa persona dopo 4-5 giorni diventa a sua volta portatore di virus e può a sua volta: o ammalarsi o rimanere senza sintomi. Se rimane senza sintomi, egli non sa di essere infettato e quindi contagiante e si rapporta con le altre persone normalmente infettandole, le quali a loro volta inizieranno lo stesso ciclo infettivo.»
Per questo motivo diventa indispensabile l’uso della mascherina, poiché se un individuo è portatore sano ma non lo sa in quanto privo di sintomi, con la protezione data dalla mascherina si va a limitare e prevenire la diffusione del virus.
L’uso delle regole indicate diventa essenziale, poiché per quanto i medici e tutto il personale medico stiano lavorando da settimane senza sosta, purtroppo non basta per colmare il deficit del sistema sanitario italiano. Purtroppo, spiega il dottor Viecca, la carenza cronica del personale medico non gioca a favore in questa partita contro Covid-19: «Soprattutto ora che sono morti più di 60 medici e si teme che ne moriranno molti di più; ovviamente accrescerà la carenza di medici negli ospedali pubblici, e ora più che mai bisogna suscitare l’apertura a numero chiuso o l’aumento degli iscritti all’Università. Per fare un medico ci vogliono 10 anni: 6 di università e 4 di specializzazione, e se ogni anno è carente, di anno in anno questa carenza si somma fino ad essere sotto di organico.»
Anche per quanto riguarda lo scenario per la cura farmaceutica contro Sar-CoV-2 non è dei migliori: «Un conto è parlare di farmaci che prevengono, un conto è parlare di farmaci che sono in grado di bloccare il virus, un conto è aver capito come funziona questa malattia. Ad oggi non c’è un farmaco capace di soccombere il virus, bisogna attendere i numeri delle sperimentazioni; cioè il raggiungimento dei cosiddetti endpoint primari.»
Capire il meccanismo è la chiave per accedere alla cura spiega il Primario, due sono i punti da chiarire: «Il primo è capire come può un virus che parte da un banale raffreddore arrivare addirittura alla morte. Perché i pazienti rispondono in maniera diversa allo stesso virus?» Il che porta direttamente al secondo punto: «Capire cosa accede in quei casi in cui il paziente passa nel giro di un’ora dal casco CPAP all’intubazione, senza risposte positive fino ad arrivare a congestionare i polmoni.»
Proprio da queste due considerazioni procede incessantemente la rotta verso la cura contro questo terribile male.
Il Protocollo Viecca spiegato dal medico di cui porta il nome: un mix di farmaci, molti dei quali già utilizzati singolarmente, a cui è stato aggiunto un mix di potenti anti-aggreganti, che impediscono alle piastrine di aggregarsi l’una l’altra formando i trombi che occludono i capillari polmonari. Di seguito il video: