Eracleonte da Gela e la filologia

da | Apr 6, 2020 | #Covid19 - L'ora d'aria

di Fabio Romanini
Docente di Linguistica italiana (Università di Trieste)

La tragedia dell’epidemia che stiamo vivendo porta con sé, come ogni aspetto della vita, anche un risvolto comico, o ridicolo. Certamente chi ha subito il dolore di un lutto non apprezza questo lato, ma chi sta vivendo la quarantena da molte settimane affina l’ingegno per sollevare il morale a sé, ai propri amici, ai propri follower. Va sottolineato che le grandi opere letterarie nascono proprio dai limiti che gli autori si pongono, di forma (come la terzina per Dante, o il sonetto della tradizione poetica) o di concetto (come la siepe per Leopardi). Ma anche la comicità dozzinale delle persone comuni raggiunge lampi di genialità in condizioni di costrizione, soprattutto perché la privazione della libertà è condivisa da tutti, e perciò il contenuto della battuta di spirito diventa universale.

C’è però un aspetto da porre null’altro piatto della bilancia, vale a dire l’informazione. Come in ogni momento della nostra vita, stiamo ricevendo di continuo stimoli e dati, e sentiamo la necessità di capire di più di qualcosa di cui non siamo esperti: come si trasmette il virus, che cosa comporta l’adesione al Meccanismo Europeo di Stabilità, e così via. Tuttavia, nella velocità dell’informazione divulgativa noi riusciamo a cogliere solo un aspetto non tecnico di queste vicende (eppure, almeno una formazione economica di base dovrebbe essere una fondamentale competenza di cittadinanza). Queste informazioni provengono da moltissime fonti: i social network a cui siamo iscritti (Whatsapp, Facebook), siti internet più o meno autorevoli, siti specialistici, pagine di quotidiani cartacei o digitali. Più di tutto, per farsi una propria opinione è indispensabile sapere chi sia la fonte di quella informazione, cioè chi la firma: nome e cognome del responsabile. Così, dopo qualche tempo, sapremo se aveva ragione e se potremo fidarci di lui una seconda volta.

Tutto questo dovrebbe essere ovvio soprattutto per le istituzioni; e invece, in una gara che talvolta ha dato vita a una sconcertante sovrapposizione di competenze con il governo, molti presidenti di regione e sindaci hanno preso iniziative personali, o emanato ordinanze, sulla base di notizie non verificate (così è accaduto per un farmaco giapponese ancora non verificato dagli esperti; per la notizia di un test che permetteva di verificare la presenza del virus nel sangue; per le modalità di trasmissione del virus; e così via).

Dicevo, però, che la tragedia dell’epidemia, e la serietà del contrasto politico, spesso determinato dal grande male italiano – la burocrazia – ogni tanto lascia trasparire il suo lato comico: e così un presidente di regione, molto compreso nel suo ruolo, ha voluto mandare un messaggio di speranza leggendo, martedì 31 marzo, una bella poesia di Eracleonte da Gela (il testo qui sotto). Molti classicisti hanno ripreso in mano le raccolte di frammenti poetici, cercando traccia di questo dimenticato autore del III secolo a.C.: pare che nessuno, infatti, ne ricordasse l’opera, tanto attuale che sembrava scritta ieri. Ed effettivamente era così! Eracleonte non è mai esistito, e l’autore è un nostro contemporaneo, Marcello Troisi, che si è successivamente autodenunciato, dicendo di avere fabbricato questo (bel) falso, una settimana prima, per metterci in guardia dalle bufale che quotidianamente leggiamo su internet e dalle quali ci facciamo convincere.

Al di là del pesce d’aprile anticipato, comunque, quel presidente di regione ha lanciato un messaggio di speranza, un miraggio lusinghiero. Non ci sarebbe stato nulla di male, se non che la persona che gli ha suggerito quella poesia è un giornalista di alto livello che ricopre alte cariche, il quale, invece di dire “ci siamo cascati, ma è lo stesso un bel messaggio” non ha trovato di meglio che affermare che “la fonte non conta”.

Visto che un altro tema su cui discutiamo quotidianamente è ciò che impareremo da questa orribile esperienza, e come saremo dopo, almeno una cosa deve insegnarci questo breve racconto; al di là dei nomi delle persone coinvolte, che non contano, ciò che conta invece è proprio imparare a controllare le fonti di ciò che leggiamo; a domandarsi chi sia l’autore di un articolo (on line spesso sono anonimi), il responsabile di un’affermazione (magari giunta via Whatsapp), il filologo che ci fa leggere la Commedia di Dante in una versione un po’ diversa da quella che conoscevamo a memoria. E una volta saputo chi sono, chiediamoci perché lo hanno fatto: volevano convincerci? ingannarci? aiutarci? Spesso la risposta è molto chiara; e, se non lo è, possiamo cercare sui siti specializzati nella rivelazione di bufale, come bufale.net (ma ce ne sono tanti: la loro attività è la verifica dei fatti).

Se questo articolo vi è sembrato interessante e volete approfondire, provate a leggere quest’altro: QUI. Troverete tutti i contorni della storia di questa poesia, un po’ divertente e un po’ inquietante: infatti il testo era nato, scritto un po’ diversamente, giorni prima, e l’autrice aveva finto che fosse opera di una poetessa irlandese dell’Ottocento… ma poi ha deciso di guadagnarci sopra e ora minaccia cause legali. Questa vicenda, più di altre, aiuta a diventare consapevoli dell’importanza della filologia per capire meglio la nostra società della comunicazione.

 

È iniziata l’aria tiepida

e dovremo restare nelle case

per le Antesterie

le feste dei fiori

in onore a Dioniso

 

Non usciremo

non festeggeremo

bensì mangeremo e dormiremo

e berremo il dolce vino

perché dobbiamo combattere

 

Le nostre città lontane

ornamento della terra asiatica

hanno portato qui a Gela

gente del nostro popolo

un tempo orgoglioso

 

Queste genti ci hanno donato

un male nell’aria

che respiriamo se siamo loro vicini

il male ci tocca e resta con noi

e da noi passa ai nostri parenti

 

Il tempo trascorrerà

e sarà il nostro alleato

il tempo ci aiuterà

a guardare senza velocità

il quotidiano trascorrere del giorno

 

Siamo forti e abbiamo sconfitto molti popoli

e costruito grandi città

aspettiamo che questo male muoia

restiamo nelle case

e tutti insieme vinciamo