Protagonisti inadeguati tra complotti inventati

da | Mag 14, 2020 | Attualità

Lo stato di terrore e di paura che stiamo vivendo ha fatto emergere, come in ogni fenomeno globale che si rispetti, posizioni di complottisti di ultimo grido e cacciatori di streghe.

Le provette del laboratorio di Wuhan, il paziente untore di Codogno, Bill Gates additato come creatore di questo maleficio, le antenne 5G e molte altre bizzarre teorie partorite in questi mesi, stanno facendo via via il loro corso.

Credo sia arrivato però il momento necessario in cui sia importante affermare a gran voce quanto segue: non esiste alcun complotto, né tantomeno persone così qualificate da poterlo organizzare.

È impensabile, infatti, che tra i personaggi della sfera geopolitica attuale qualcuno abbia avuto le capacità di far scattare un allarme di tale entità al fine di ottenerne un ritorno personale. Però una cosa è vera e va anche detta. Che dall’emergenza sanitaria scaturita (effettiva si, ma assolutamente modesta rispetto agli effetti generati sull’economia di scala mondiale) è stata cavalcata iperbolicamente l’onda di terrore dai soggetti che hanno visto in questa circostanza una straordinaria opportunità di protagonismo. E non sono di certo i complottisti, bensì politici inadeguati, giornalisti dai titoloni deplorevoli, scienziati invaghiti dalla più totale vanità e, non da ultimo, cittadini-sceriffi a caccia di untori e trasgressori. Sono stati loro i protagonisti sul palco di questa penosa commedia/dramma.

Se di complotto, dunque, si deve parlare, non può che trattarsi di un evidente caso di eterogenesi dei fini, a cui, purtroppo, siamo sempre più frequentemente costretti ad assistere nel susseguirsi della narrazione, ormai mediocre e di bassa caratura, del mainstream moderno.

Fenomeni come quelli che stiamo vivendo ci segneranno sicuramente molto, ma un unico denominatore dovrà persistere per ognuno di noi al termine di questo periodo: non ricorrere al sentito dire per arrivare alla ricerca del vero. Abbiamo completamento dimenticato come si fa.

Giuseppe Pardeo