È ormai confermato ciò che già era stato promesso: dal 2022, Google non supporterà più cookies di terze parti, utilizzati per tracciare e trasmettere i comportamenti dei singoli utenti online per fini pubblicitari, sul proprio browser Chrome. Quella che invece risulta una novità è il chiaro impegno a non sostituirli in alcun modo con altri sistemi di tracciamento individuale: il gigante di Mountain View punterà invece su un maggiore rispetto dei dati personali e sulla tutela di una maggiore privacy durante la navigazione sul web.
I cookies vengono utilizzati dagli inserzionisti per monitorare le attività degli utenti che si spostano da un sito all’altro e dedurne, in questo modo, gli interessi e le abitudini, così da creare annunci pubblicitari altamente mirati e personalizzati. Questo sistema, come è facile intuire, si basa completamente sulle informazioni che il singolo utente lascia durante la navigazione senza nemmeno rendersene conto; da qui le regole del GDPR che da qualche anno obbligano i siti ad avvertire i naviganti del loro utilizzo. Proprio per “combattere” questa continua invasione della privacy, già diversi browser tra cui Firefox e Safari avevano deciso di bloccare i cookies di terze parti, ora sembra arrivato il turno anche di Google Chrome. Sia ben chiaro, questo non si tradurrà nella scomparsa dell’advertising online, ma di un suo ridimensionamento e di un’inevitabile trasformazione.
L’enorme business delle inserzioni digitali va comunque salvato, così l’obiettivo è di trasformare la profilazione pressoché individuale messa in atto fino ad ora, in una basata su gruppi di persone che condividono comportamenti, abitudini e preferenze simili. In questo modo, le informazioni raccolte per scopi pubblicitari verrebbero anonimizzate e aggregate con quelle di altri utenti con dati analoghi. Questo approccio si riassume nella sigla FLOC, cioè Federated Learning of Cohorts, e trova forma in un nuovo metodo ribattezzato Privacy SandBox. Non si tratta di certo di una novità assoluta, considetato che Google l’aveva già presentato nell’estate del 2019, tuttavia anche in questo caso ci nuovi dettagli, come riportato da Android Police, che ci illustra come potrebbero apparire le nuove impostazioni sulla privacy negli smartphone Android.