Lo scorso 11 giugno è approdata su Netflix la seconda parte della serie originale francese Lupin. Incentrata sull’intraprendente ladro Assane Diop, grande ammiratore delle gesta del ladro gentiluomo dei romanzi di Maurice Leblanc, si concludeva con un cliffhanger dopo soli cinque episodi, lasciando lo spettatore un po’ spiazzato. Per chi si fosse perso qualcosa: Lupin segue le avventure di un uomo sui quarant’anni attraente, di origini senegalesi e di atteggiamento affabile che cela dietro la sua innocua bonarietà un implacabile desiderio di vendetta nei confronti del miliardario che ha condotto al suicidio l’adorato padre quando questo era ancora un ragazzino.
Nella seconda parte della stagione la strategia di Assane e il suo stile da “ladro gentiluomo” sono orma noti allo spettatore e di fatto le puntate rimanenti non offrono novità, mantenendosi fedeli al format che ha fatto la fortuna di Lupin: un protagonista accattivante, Omar Sy, che riesce a calarsi nei panni del geniale criminale quanto in quelli dell’eroe senza macchia, in quelli della action star tanto quanto in quelli del sex symbol con il fascino discreto e suadente del corteggiatore francese. Non stiamo cercando di costringere personaggio e interprete in stereotipi, Diop è una figura versatile ispirata al Lupin classico della letteratura ma perfettamente integrata nella contemporaneità.
Questo Lupin parte 2 sembra almeno all’apparenza chiudere un ciclo, lasciando però aperte le porte alla parte 3 già annunciata, che a questo punto potrebbe vedere l’ennesimo ribaltamento nella guerra da Diop e la sua nemesi, oppure mettere il Ladro Gentiluomo alle prese con una nuova missione.
Possiamo concludere dicendo che, Lupin è innocuo, leggero e nient’affatto memorabile, ma dà allo spettatore quello che può desiderare da un intrattenimento senza pensieri, e tutto quello che si può volere dalla vita come dovrebbe essere: piena di buon cibo e buon vino, di paesaggi mozzafiato, di amici leali, di amanti bellissime e di cattivi che ricevono la giusta punizione.