Parliamo spesso delle fake news, le notizie false che circolano in rete e che spesso possono creare una cattiva informazione e un sapere condiviso sbagliato. Si diffondono concetti e stili di vita sbagliati, sempre di più grazie all’utilizzo sfrenato dei social.
Con Instagram sono nati i filtri e, inizialmente, il modificare una foto si basava solo sul correggere i colori, i contrasti e la luminosità.
Adesso invece la tendenza è quella di voler apparire perfetti, per un appagamento personale, ricevere complimenti che spesso vanno a gonfiare l’ego, soprattutto tra le ragazzine in età di sviluppo che ancora si sentono intrappolate tra il sentirsi “piccole” e sentirsi “donne”.
Gli utenti, in particolare, giovani seguono su IG quelli che per loro possono essere un modello ed ispirazione di vita.
La maggior parte delle persone che lavorano sui social sono in grado di creare ritocchi simili a veri e propri interventi di chirurgia estetica: schiarire la pelle, cancellare gli effetti della cellulite, sbiancare i denti e levare qualche centimetro di pancia o cosce. Tutto questo grazie ad alcune semplici applicazioni, alla portata di tutti, la maggior parte senza il bisogno di acquistare una versione a pagamento.
Il risultato? Corpi e volti irreali, e soprattutto standard di bellezza irraggiungibili.
Ma la Norvegia non ci sta e per tale motivo ha vietato da qualche giorno, le foto ritoccate sui social media, rendendole illegali.
Il suo obiettivo è quello di frenare la dismorfia corporea nel paese, le nuove normative in Norvegia stanno respingendo gli standard di bellezza irrealistici sulle piattaforme dei social media.
Gli emendamenti al Marketing Act del 2009 rendono illegale per gli influencer condividere foto ritoccate del proprio corpo in post promozionali sui social media, senza comunicare che l’immagine è stata modificata. Per molti, la legge è un gradito passo nella giusta direzione, ma poiché piattaforme come Instagram e TikTok continuano a crescere e diventano sempre più commercializzate ci si chiede se tutto ciò sia sufficiente a contrastare la promozione di certi standard estetici.
Ogni foto ritoccata potrà dunque essere pubblicata, venduta, usata come messaggio pubblicitario o altro, solo se dotata di tale “labeling”, l’etichettatura che confessa il trucco ottico.
Queste modifiche non riguarderanno solo le immagini in cui labbra, girovita e muscoli sono postprodotti dopo lo scatto della foto, ma anche quelle create con un filtro in posizione. Le violazioni della legge saranno punite con multe crescenti, fino a casi estremi che potrebbero rischiare la reclusione.
Secondo gli emendamenti apportati dal Ministero norvegese per l’infanzia e la famiglia, gli annunci con alterazioni delle dimensioni, della pelle o della forma di un corpo dovranno essere contrassegnati con un’etichetta ben visibile che avvertirà del fotoritocco.
Il Ministero però riconosce che la legge può essere difficile da applicare poiché non è sempre facile capire quando un’immagine è stata modificata. Un altro problema sollevato dalla legge è che non è chiaro se le regolazioni dell’illuminazione o della saturazione nelle foto saranno considerate una violazione. Sebbene entrambe siano tecniche comuni utilizzate nella fotografia, a volte possono essere utilizzate per schiarire i toni della pelle dei modelli e alimentare idee di bianchezza.
La speranza è che l’applicazione di un’etichetta creerà più chiarezza là dove l’immagine del corpo presentata è falsa, e che aiuterà tutte le persone a incoraggiarsi a non voler distorcere la propria immagine ma semplicemente accettare noi stessi e sentirsi appagati con la foto reale si sè.