“Il Giorno del Ricordo richiama la Repubblica al raccoglimento e alla solidarietà con i familiari e i discendenti di quanti vennero uccisi con crudeltà e gettati nelle foibe” così il neo eletto presidente della Repubblica, Sergio Mattarella ricorda le vittime delle foibe nella giornate destinata al Ricordo.
Proprio il 10 febbraio si celebra infatti la Giornata del Ricordo in cui vengono ricordati i massacri delle foibe e l’esodo giuliano dalmata dopo la fine della seconda Guerra Mondiale.
“È un impegno di civiltà conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli istriani, dei fiumani, dei dalmati e degli altri italiani che avevano radici in quelle terre, così ricche di cultura e storia e così macchiate di sangue innocente. I sopravvissuti e gli esuli, insieme alle loro famiglie, hanno tardato a veder riconosciuta la verità delle loro sofferenze. Una ferita che si è aggiunta alle altre” , ha sottolineato il Presidente.
“La sciagurata guerra voluta dal fascismo e l’occupazione nazista – ha continuato il Capo dello Stato – furono seguite, per questi italiani, da ostilità, repressione, terrore, esecuzioni sommarie aggravando l’orribile succedersi di crimini contro l’umanità di cui è testimone il Novecento. Crimini che le genti e le terre del confine orientale hanno vissuto con drammatica intensità, generando scie di risentimento e incomprensione che a lungo hanno segnato le relazioni tra popoli vicini“.
Le foibe. Una storia ancora da raccontare
Con Foibe associamo l’eccidio del popolo italiano autoctono della Venezia Giulia, del Quarnaro e della Dalmazia, avvenuto dopo il secondo conflitto mondiale da parte dei partigiani jugoslavi. Ancora oggi non si conosce il numero esatto dei “nemici del popolo”, ovvero di quelle persone che persero la vita all’interno delle foibe.
Un eccidio che si concluse il 10 febbraio 1947, giorno in cui fu firmato il trattato di Parigi in cui si decise che le città di Fiume, Zara, tutta l’Istria e le isole della Dalmazia venivano concesse alla Iugoslavia. Ma in questa stessa data iniziò l’esodo forzato degli italiani da quelle regioni ormai sotto il controllo dall’esercito di Tito.
Sergio Mattarella con il suo discorso ha espresso vicinanza alle vittime e alle famiglie, portando la speranza che “il ricordo diventi seme di pace e di crescita civile”.
Concludendo che:
“Queste memorie hanno guadagnato rispetto, dignità, ascolto. Sono storia vissuta, monito e responsabilità per il futuro. Il ricordo, anche il più doloroso, anche quello che trae origine dal male, può diventare seme di pace e di crescita civile. Questo è l’impegno di cui negli ultimi anni il nostro Paese si è reso protagonista insieme alla Slovenia e alla Croazia per fare delle zone di confine una terra di incontro e prosperità, di collaborazione, di speranza. La scelta di Gorizia e Nova Gorica che saranno congiuntamente Capitale della Cultura europea 2025, dimostra quanto importante sia per l’intera Unione che la memoria delle oppressioni disumane del passato sia divenuta ora strada dell’amicizia, della comprensione, del primato della dignità delle persone, nel rispetto delle diversità e dei diritti”.