I giovani professionisti sotto i 35 anni sono i più stressati al mondo. È quanto emerge dalla recente indagine condotta da Bain&Company presente nel report: The Working Future: More Human, Not Less.
Le giovani generazioni, soprattutto per quelle che si occupano di economie avanzate, sono sotto crescente stress che si riversa le loro vite lavorative. Uno stato di ansia peggiorato dallo stress dovuto al Covid-19 che ha causato enormi danni di tensione psicologica. La pandemia è stata senza dubbio un esempio di ciò che i sociologi chiamano un evento di “trauma collettivo”.
Tuttavia, i livelli di stress sono in aumento da tempo, in particolare per le generazioni più giovani.
Le ansie degli under 35
Sono diverse le preoccupazioni che turbano gli under 35; infatti la ricerca mostra che il 61% di questi mostra preoccupazione per le finanze, per la sicurezza del lavoro e per quanto concerne gli obiettivi di carriera. Solo il 40% degli over 35 ha citato le stesse preoccupazioni.
A differenza delle generazioni passate, quella che va dai 25 ai 35 anni, ha un nuovo mix di fattori di stress. La combinazione del rallentamento della crescita economica e l’aumento delle disuguaglianze del calo dell’accessibilità economica – caro affitti, caro bolletta – ha reso molto più difficile per i lavoratori più giovani raggiungere la stabilità economica. Questo non solo in Italia, ma anche per il Giappone e per il Brasile, un fenomeno incredibilmente condivisibile in varie parte del mondo.
Il lavoro più digitalizzato ha contributo ad eliminare il confine tra lavoro e vita personale. I social media che hanno il merito di accorciare le distanze, hanno al col tempo, lo svantaggio di spingere le giovani generazioni a confrontare costantemente il proprio stile di vita con quello dei propri coetanei. Tutto questo ha contribuito ad esporre le giovani generazioni a turbolenze più ampie, caratterizzate da un grado di ambiguità più elevato e incerto, e senza il libretto d’istruzione per poter superare il tutto.