Si intitola “Monte Corno. Pareva che io fussi in aria” il docufilm diretto da Luca Cococcetta che racconta la prima impresa di scalare il Gran Sasso.
Era l’agosto del 1573 quando Francesco De Marchi si accingeva a fare la storia per l’alpinismo italiano accingendosi a scalare il Corno Grande del Gran Sasso con i suoi 2.912 metri. De Marchi, speleologo e ingegnere, si avvicinò all’idea di scalare la catena montuosa dell’Abbruzzo in tarda età con le non poche difficoltà dell’epoca. Inutile dire che a fine ‘500 non c’era l’equipaggiamento tecnico odierno e i sentieri erano ovviamente sconosciuti. Basti pensare che l’alpinismo come disciplina sportiva tradizionalmente nasce verso la fine del VII secolo, quindi ben due secoli prima dell’impresa di De Marchi.
Arrivato in cima, De Marchi, trascrisse i suoi pensieri nel suo diario di viaggio:
“Quand’io fuoi sopra la sommità mirand’all’intorno, pareva che io fussi in aria, perché tutti gli altissimi Monti che gli sono appresso erano molto più bassi di questo.”
Proprio da queste parole, il regista Cococcetta e lo sceneggiatore Marco Zaccarelli prendono spunto per il titolo del documentario che omaggia la scalata a 450 anni dalla prima prima ascesa.
Il documentario sul Monte Corno
Le riprese per il documentario sono cominciate lo scorso luglio e proseguiranno nei prossimi mesi, vedono come sponsor principale il CAI, Club Alpino Italiano, con il patrocinio del Cai L’Aquila, Parco Nazionale Gran Sasso-Monti della Laga, Comune dell’Aquila, Comune di Santo Stefano di Sessanio, Comune di Bologna, Sextantio, Centro Turistico Gran Sasso Spa, Rifugio Le Fontari – Gran Sasso d’Italia, Amaranto99, Gran Sasso Science Institute (Gssi), Ostello Campo Imperatore. Il progetto è ideato e prodotto da Visioni Future.
La sceneggiatura affianca immagini della scalata a racconti tramandati nel tempo sul Gran Sasso. A prendere parte al racconto: gli storici Stefano Ardito e Roberto Mantovani, l’alpinista Hervè Barmasse, il geologo Mario Tozzi che parleranno della misurazione della vetta, del Ghiacciaio del Calderone, dei commerci di lana e pelli tra L’Aquila e Teramo passando per Campo Imperatore.
Ancora è ignota la data d’uscita del docufilm, ma ci sono le pretese per una distribuzione televisiva su base internazionale.
Il regista aquilano commenta l’impresa descrivendola come un lavoro entusiasmante: “che vedrà in campo una produzione formata da oltre 20 professionisti e il supporto di tanti enti e associazioni che hanno sposato appieno il progetto manifestando interesse alla realizzazione di un film che non vuole essere solo il racconto di un’incredibile storia ma anche il tramite per far conoscere ancor di più la bellezza e la ricchezza naturalistica del Gran Sasso d’Italia”.
Un docufilm che siamo sicuri che piacerà agli amanti della montagna e non solo.