Come vivevano gli schiavi, i liberti, gli artigiani e i lavoratori a Pompei? Come trascorrevano la loro vita giorno per giorno? L’altra Pompei. Vite comuni all’ombra del Vesuvio vuole metterle in luce con una mostra nella Palestra grande degli Scavi.
L’esposizione
La mostra ha come protagoniste tutte le persone che spesso sono ignorate dalle fonti storiche: la popolazione meno abbiente che abitava nella città di Pompei, fermata per sempre nel tempo nel 79 d.C. dopo l’eruzione del Vesuvio.
Attraverso sette sezioni, circa trecento reperti e tre installazioni multimediali, il percorso espositivo riporta in superficie la vita di quell’80% della popolazione spesso dimenticato. Nella città, infatti, non vivevano solo i facoltosi proprietari di ville e domus costellate di mosaici, pavimenti e pitture preziosi.
La quotidianità dei ceti medi e medio-bassi è ripercorsa dalla nascita alla morte. Una sezione è dedicata ai bambini, di cui il 30-40% moriva nel primo anno vita. Un’altra è dedicata all’alimentazione, molto diversa tra gli schiavi (il pane era alla base) e tra i ceti più alti come i mercanti, bottegai, lavoratori, che potevano permettersi un maggior numero di ingredienti. È esplorato anche l’abbigliamento, con i ceti più bassi che potevano indossare esclusivamente una tunica e che non avevano diritto di avere una toga.
Tutti quanti, schiavi, liberti o liberi lavoratori, avevano momenti di divertimento e svago come fare due tiri di dadi per strada o nei locali, assistere ai giochi nell’anfiteatro, fino alla festa principale più attesa dell’anno, i Saturnalia, in cui le differenze sociali erano cancellate e tutti potevano divertirsi.
Con l’app My Pompeii, inoltre, si può estrarre a sorte l’identità di un abitante della città con cui identificarsi lungo tutto il percorso di vita nei diversi edifici del sito archeologico.
Una bellezza diversa
“La mostra racconta una bellezza diversa da quella abituale, classica e marmorea, e propone invece l’estetica della vita quotidiana, degli oggetti e delle immagini che circondavano la gente comune e che abbiamo cercato di valorizzare con un allestimento molto originale a cura dell’architetto Vincenzo De Luce”, ha spiegato il Direttore del Parco di Pompei Gabriel Zuchtriegel.
“Ma racconta anche l’umiltà, la povertà e la schiavitù, aspetti che ci aiutano a capire perché a quell’epoca molte persone cercavano nuove risposte e prospettive, una situazione che in ultima analisi ha portato all’eredità più importante e durativa del mondo classico”.
L’altra Pompei. Vite comuni all’ombra del Vesuvio è in mostra fino al 15 dicembre 2024 presso la Palestra grande degli Scavi del Parco di Pompei.