Buena Vista Social Club torna al cinema dal 30 maggio per i suoi 25 anni

da | Mag 22, 2024 | Cinema

Sono passati 25 anni dall’uscita del documentario Buena Vista Social Club, il documentario di Wim Wenders che ha fatto conoscere a tutto il mondo la musica cubana. Per festeggiare l’importante anniversario, dal 30 maggio il film tornerà al cinema.

Buena Vista Social Club, la trama

Era il 1999 quando il documentario firmato dal regista Wim Wenders arrivò sul grande schermo. In Buena Vista Social Club, il regista segue un gruppo di musicisti cubani (tra cui Company Segundo, Ibrahim Ferrer e Omara Portuondo) che viene riunito dal chitarrista Ry Cooder, con cui Wenders aveva già collaborato e per cui aveva scritto la colonna sonora di Paris, Texas.

Il gruppo viene riunito per registrare un disco e per fare una tournée. La macchina da presa di Wenders segue i musicisti, la loro musica e il loro percorso professionale e personale, il tutto accompagnato da una colonna sonora indimenticabile.

Il film dal 30 maggio tornerà al cinema grazie alla Wim Wenders Foundation, la Cineteca di Bologna con il suo progetto Il Cinema Ritrovato, e CG Entertainment.  

Il fascino di Wim Wenders per la musica cubana

Negli anni Wim Wenders ha raccontato da dove è nata la sua fascinazione per la musica cubana.

Sono andato a L’Avana per girare il film, un posto dove non ero mai stato prima. Tutto cioè che conoscevo era la musica che questi vecchi avevano prodotto, una musica elettrizzante, inebriante, contagiosa. Una volta che ho visto e filmato L’Avana, ho capito cosa c’era di così speciale in questa musica: era uscita da questa città. Quella musica era il sangue di questa città.

Il luogo era trasceso nel suono, per così dire, aveva trovato un’altra forma di esistenza in queste canzoni. E questi vecchi seppero produrre e riprodurre quella storia del loro luogo, perché non l’avevano abbandonata, come tanti altri musicisti prima di loro che erano fuggiti dal paese per andare in Florida, in Messico, in Spagna.

Il loro senso di identità e di appartenenza, l’incredibile amore per il proprio posto, che aveva procurato a questi vecchi tanto dolore e tanta sofferenza, si era rivelato anche la loro forza e la loro grazia salvifica. Pensavo di girare un documentario, e invece eravamo lì pronti ad essere testimoni di una favola che nessuno avrebbe potuto immaginare.