È opinione comune, tra esperti e profani, che la Terra potrebbe diventare un luogo inospitale alla vita. Se così fosse quante chances avrebbe la specie umana di cavarsela? Poche, a meno che non trovi il modo di colonizzare altre realtà, nell’universo, favorevoli all’uomo. Finora abbiamo scoperto 5.271 pianeti extrasolari, ma solo sette soddisfano i requisiti per sostenere la vita. Quale di essi farebbe di più al caso nostro?
L’opinione dell’esperto
A dare riscontro al quesito è stato lo scienziato Balazs Bradak dell’Università di Kobe, in Giappone. Il luminare ha spiegato: “Qualsiasi pianeta extrasolare in grado di ospitare la vita deve trovarsi nella zona abitabile della sua stella madre, ossia nella fascia dove l’acqua possa scorrere liquida sulla superficie o almeno in prossimità”. Di importanza non trascurabile sembra altresì l’età dei pianeti. Infatti, come afferma Bradak: “Sappiamo che ci sono voluti circa 4,5 miliardi di anni perché la vita sulla Terra si evolvesse al punto da essere come oggi, e poter teoricamente inviare oggetti verso altri sistemi stellari, come ha fatto l’umanità con il lancio delle sonde Voyager. Questo fa ipotizzare che i pianeti extrasolari che abbiano sviluppato una civiltà tecnologicamente avanzata debbano avere almeno l’età della Terra, se non superiore”.
Nell’universo abbiamo 7 case potenziali
Dati alla mano gli esopianeti (corpo celeste che orbita intorno a una stella in sistemi simili a quello solare) sui quali potremmo tentare la fuga, che soddisfano i criteri di età, posizionamento, dimensione e zona abitabile sarebbero solo sette. È questa la conclusione cui è giunto Bradak dopo un esame approfondito dei corpi celesti già scoperti. Per la precisione 5.271. In cima al podio dei papabili svetta Kepler-452 b, il quale ruota attorno a una stella pressoché identica alla nostra e su un’orbita simile. Il sistema solare di cui fa parte si trova a 1.400 anni luce dalla Terra. Il che, per gli standard astronomici, significa che è molto vicino a noi.
Kepler-452 b al microscopio
Diamo un’occhiata, nel dettaglio, a questo corpo celeste che al tempo della sua scoperta catalizzò l’attenzione collettiva… È il primo oggetto di dimensioni simili a quelle della Terra a essere stato scoperto, che orbita nella zona abitabile di una stella molto simile al Sole. Impiega circa 385 giorni terrestri per eseguire una rivoluzione, è più grande e si è formato prima del nostro pianeta. Ciò gli è valso, dalla NASA, l’appellativo di “cugino anziano della Terra”.