L’uomo è l’unico animale che arrossisce per l’emozione

da | Giu 24, 2024 | Attualità, Scienze e Tecnologia

Qualcuno sostiene che, quella umana, sia l’unica specie in grado di provare emozioni. Opinione azzardata. Tuttavia all’uomo una peculiarità esclusiva va comunque riconosciuta: è l’unico essere vivente capace di arrossire dalla vergogna. Sì, anche altri animali arrossiscono, ma non per via di un processo involontario del corpo, bensì per comunicare qualcosa ai loro simili, magari un segnale d’allarme. Abbiamo sempre dato per scontati i meccanismi fisiologici che, all’occasione, ci colorano di rosa le guance, ma, alla luce di quanto sopra, sembrano avere del prodigioso.

Il sentimento della vergogna visto da Walt Disney

Pensate a quanto la cinematografia ci abbia marciato: Walt Disney, nel suo “Biancaneve e i sette nani”, ha identificato il sentimento dell’imbarazzo con il personaggio di Mammolo, e per rendere in quest’ultimo lo stato d’animo della vergogna gli ha tinto di rosso paonazzo le gote. Insomma, ci costruiamo un’infinità di sovrastrutture per fingerci solidi e indifferenti alle circostanze e poi, a tradimento, ecco che il volto si infiamma. Ma sì, meglio pacificarsi con una natura, la nostra di esseri umani, fallace e infedele, che spesso va per conto suo.

C’è chi sviluppa una vera e propria fobia

Tuttavia c’è chi non se ne fa una ragione e sviluppa una vera e propria fobia, nota come “eritrofobia, dal greco erithros, ossia rosso. Chi ne soffre, per paura di diventare paonazzo, innesca nel corpo gli stessi meccanismi che lo porterebbero a farlo, qualora provasse vergogna. Ed ecco che, non più per l’imbarazzo, i capillari del viso iniziano a irrorare sangue fino a conferire, al volto del perseguitato, l’inconfondibile nuance scarlatta che temeva di acquisire. E tanto più cresce l’ansia quanto più il colore si fa intenso.

Una vita a metà

La vita di questi individui, a meno che essi non ricorrano al supporto di un terapeuta, rischia di essere molto castrante. Il loro disturbo li porta al quasi totale astensionismo dalla dimensione sociale, che hanno paura di affrontare. Anche la sfera lavorativa del malcapitato ne risente, in quanto egli, dal suo perenne senso di inadeguatezza, sarebbe talvolta spinto ad abdicare ai ruoli di responsabilità.