di Francesco Pigozzo e Daniela Martinelli
Nei precedenti due post abbiamo parlato dei piani di analisi politico-istituzionale e economico-sociale, individuando già diversi fattori storici oggettivi che ci spingono a unirci politicamente come europei.
Ora, affrontiamo un terzo e ultimo piano di analisi, che nel nostro Virtual Learning Environment on Europeans’ Unity (VLEU*) serve a collocare in un contesto di lungo periodo il dibattito stesso attorno all’Unione Europea attuale: il piano ideologico-culturale.
FATTORI CHE SPINGONO PER L’UNITÀ
Se come abbiamo visto le dinamiche storiche delle relazioni internazionali e lo sviluppo dell’interdipendenza umana si possono considerare fattori propulsivi dell’integrazione europea, non si tratta di giudicarli, ma di prenderne atto per comprendere i problemi che comportano e le opportunità che creano. C’è però un terzo piano di analisi che va affrontato e che ci è utile per mettere in evidenza un ulteriore fattore storico.
Come abbiamo già detto, negli ultimi due secoli la nostra specie animale, quale è e resta l’umanità, sempre più estensivamente e intensivamente interdipedente, ha aumentato in modo vertiginoso la sua conoscenza del mondo. Perché il punto è proprio che oggi possiamo dire di aver compreso che non esiste identità umana senza le diversità: il nostro sviluppo è relazione, nessuno di noi può dirsi un individuo se non grazie al confronto con gli altri.
Ne abbiamo persino una conferma anatomica nell’ormai famoso “sistema specchio” di cui parla la ricerca neuroscientifica e il cui sviluppo risulta particolarmente evidente nel cervello umano. Ciascuno di noi ha un apparato di neuroni specializzato nel confronto con il proprio simile, che ci rende capaci di “imitare” gesti altrui senza ripeterli fisicamente, di capire e farci imparare dagli altri per via di un’immedesimazione che resta solo immaginaria. Ma quel che oggi possiamo dire di sapere su noi stessi e su ciò che ci circonda è incredibilmente più sviluppato del modo in cui siamo organizzati.
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