di Francesco Pigozzo e Daniela Martinelli
Esistono senza dubbio fattori storici oggettivi che spingono a unirci politicamente come europei. Ma non sono gli unici fattori storici con cui dobbiamo fare i conti e non bastano a stabilire se e quale unità noi europei sapremo mantenere e sviluppare ulteriormente. Questo dipende dalla nostra volontà e capacità di trarne senso, cioè letteralmente direzione d’azione, obiettivi da perseguire assieme.
Cerchiamo dunque di mettere in luce quali obiettivi di emancipazione divengono pensabili e realizzabili nel momento in cui adottiamo il paradigma multiscalare (della sovranità democratica su ogni aspetto del vivere sociale, della partecipazione civica, della protezione delle autonomie) per affrontare e portare a compimento la questione dell’Unità europea. Si tratta di beni comuni che solo assieme i cittadini del continente possono arrivare a garantirsi e proporre di garantire anche a livello mondiale.
UN PRIMO BENE COMUNE: LA PACE
In un mondo in cui gli esseri umani restano divisi in stati che possono ricorrere in ultima istanza all’uso della forza uno contro l’altro, l’alternativa alla libera cooperazione rimane la guerra e la competizione tra i gruppi umani in gioco resta non governata o meglio governata dalla violenza diretta o indiretta dei più forti – siano essi altri stati o attori privati – con conseguenze potenzialmente autodistruttive per tutti.
Rispetto a questa situazione, la pace non significa assenza di guerra o speranza di mantenere un’amichevole cooperazione: significa creare poteri democratici che tolgano strutturalmente agli stati (e a ogni altro attore che se ne arroga le prerogative!) il diritto e i mezzi di competere con la violenza, governando consensualmente il conflitto e la competizione all’interno di un gioco a somma positiva, in cui gli sforzi e le capacità di ciascuno risultino anche costruttive per tutti.
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