di Francesco Pigozzo e Daniela Martinelli
In linea di principio, il Parlamento europeo è l’unica istituzione in cui i cittadini europei sono democraticamente rappresentati in quanto europei. Ciò accade dal 1979, anno delle prime elezioni europee: prima, infatti, il parlamento era composto di delegati dei parlamenti nazionali e aveva solo poteri consultivi – cioè poteva emettere pareri, ma non vincolare le decisioni di carattere europeo.
Dal 1979 a oggi i poteri del Parlamento sono invece aumentati enormemente, tanto che i nostri rappresentanti eletti alle elezioni europee partecipano ormai alla definizione della stragrande maggioranza delle norme europee (sebbene non ancora tutte!), possono proporre emendamenti ai trattati europei e eleggono il Mediatore europeo cui ogni cittadino può denunciare casi di cattiva amministrazione da parte di qualunque istituzione dell’UE.
ELEZIONI EUROPEE E LEGGE ELETTORALE
Ma, ancora oggi, non abbiamo una legge elettorale unica per le elezioni europee, le circoscrizioni elettorali restano distinte su base nazionale e la proporzione tra numero dei parlamentari e numero dei cittadini rappresentati non è equamente distribuita tra le popolazioni dei diversi Stati. Resta però vero che solo attraverso le elezioni europee i cittadini possono esprimersi direttamente sui valori e le linee politiche che devono ispirare l’azione dell’Unione Europea durante il corso di una legislatura (che dura 5 anni). Il Parlamento, d’altronde, ha il potere di rifiutare la nomina di singoli commissari europei e può sfiduciare l’intera Commissione – mentre la Commissione non può mai imporre al parlamento di approvare atti legislativi con voti di fiducia, come accade invece in molti sistemi nazionali.
LO “SPITZENKANDIDAT PROCESS”
Dal 2014, inoltre, il Parlamento può contendere ai capi di Stato e di governo il potere di fatto nella scelta del presidente della Commissione europea, che secondo i trattati deve “tenere conto dell’esito delle elezioni europee”: per i governi nazionali questo è solo un ulteriore criterio nella ricerca di compromessi negoziali, ma per i gruppi politici nel parlamento può divenire lo strumento per rivendicare che solo la sovranità democratica del popolo europeo può determinare l’orientamento dell’esecutivo europeo. Non a caso gli oltre 700 parlamentari europei, sono organizzati e lavorano per gruppi politici transnazionali.
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