L’eroina di “Via col vento”, la leggendaria Rossella O’Hara, recitava: “Dopotutto, domani è un altro giorno”, a significare che il rimpianto di ciò che non abbiamo fatto oggi non deve mai coglierci, poiché per rimediarvi c’è sempre tempo. L’intrepida Rossella sa essere molto persuasiva con lo spettatore, perfino adesso in cui, essendoci assuefatti al suono di quelle parole, esse dovrebbero aver perso un po’ del loro potere. Ad ogni modo, se quell’antico adagio non fosse sufficiente a richiamarvi alla fiducia nel domani, vi viene in soccorso la scienza… Sono stati intrapresi diversi studi allo scopo di approfondire la funzione del rimpianto, e la maggior parte di essi è giunta alla conclusione che, contro ogni previsione, questa emozione può esserci amica e alleata.
Avrei potuto, ma non l’ho fatto
Uno studio apparso sul Journal of Personality and Social Psychology sostiene che il rimpianto è spesso ascrivibile alle azioni mancate: avrei potuto, ma non l’ho fatto. In questi casi il tormento, nonostante sembri così pervasivo da non dover passare mai, è solo transitorio. Va via in fretta per lasciare posto alla risolutezza, alla voglia di rimediare intervenendo sulle sbavature della vita. È questo il lato luminoso del rimpianto: porta con sé una spinta al miglioramento, a condizione che non si soccomba ad esso. Quando la mente evoca il passato facendoci una colpa di non aver colto occasioni e momenti propizi, le recriminazioni verso noi stessi dovrebbero essere sostituite dalla voglia di agire diversamente la prossima volta, quando, al lume dell’esperienza, sapremo come muoverci.
Utile a fini evoluzionistici
A fini evoluzionistici, pare che il rimpianto sia stato fondamentale per la nostra specie, e al netto dell’ansia, della depressione e dello struggimento cui spesso si accompagna, esso porta con sé un messaggio chiaro, lampante: abbiamo, verso noi stessi, delle responsabilità che non possiamo disattendere; pena l’angoscia. È interessante il punto di vista di Daniel Pink, divulgatore scientifico, che sui rimpianti ha affermato: “Agiscono come dei negativi fotografici, che per contrasto evidenziano i valori sottesi alle nostre azioni. Perciò, quando le persone ti dicono cosa rimpiangono, allo stesso tempo ti rivelano ciò che apprezzano e che valori ritengono essenziali per vivere bene. Ecco perché il rammarico contiene sempre un insegnamento”.