L’abolizione del test d’ingresso per le facoltà di Medicina e chirurgia, Odontoiatria e Protesi dentaria e Medicina veterinaria è sempre più vicina dopo l’approvazione della riforma ieri da parte della commissione di Montecitorio.
L’approvazione della Commissione
La VII Commissione Cultura, Scienza e Istruzione ha approvato il ddl delega che riforma, appunto, le modalità d’accesso alle facoltà, con l’obiettivo di fare in modo che le nuove regole “entrino in vigore già dal prossimo anno accademico”, ha dichiarato su X il Ministro dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini. Ora manca solo l’approvazione da parte dell’Aula a Montecitorio, e poi il governo dovrà legiferare entro dodici mesi le modalità specifiche di accesso a questi corsi.
“Superiamo un sistema di selezione ingiusto e iniquo e costruiamo un percorso che valorizzi davvero le competenze, puntando all’eccellenza formativa”, prosegue il ministro. “Il nostro obiettivo? Dare a studentesse e studenti tutti gli strumenti per coltivare il loro talento, senza dover andare all’estero per realizzare il proprio sogno”.
“Nei prossimi anni potremo formare almeno 30.000 nuovi medici in più, garantendo una preparazione di qualità e rispondendo al bisogno di professionisti nel nostro sistema sanitario. Abbiamo una grande responsabilità: non deludere le aspettative, i sogni e le ambizioni di migliaia di giovani. E noi siamo pronti a mantenere l’impegno”.
Le novità e le difficoltà
La riforma prevede l’abolizione del test d’ingresso al primo anno, gli aspiranti camici bianchi quindi potranno semplicemente iscriversi alla facoltà. Gli studenti frequenteranno poi il primo semestre, dovranno superare tutti gli esami fondamentali comuni, dopodiché entreranno in una graduatoria unica nazionale che selezionerà chi può accedere al secondo semestre e chi no.
Ad oggi, però, non sono ancora state individuate le materie comuni del primo semestre e bisogna individuare i “criteri di sostenibilità per l’iscrizione al primo semestre”. E poi si dovrà “rendere sostenibile il numero complessivo di iscrizioni al secondo semestre”, anche attraverso il “potenziamento delle capacità ricettive delle università”.
Un altro nodo cruciale non ancora sciolto è la modalità di formazione della graduatoria nazionale, a cui gli esperti stanno già lavorando. Tra le diverse ipotesi c’è anche quella con un coefficiente equalizzatore per comparare i voti degli esami nelle diverse università.