Dovrebbe arrivare oggi sul tavolo del Consiglio dei Ministri il primo decreto legislativo che illustra le novità della riforma dell’accesso alle facoltà di medicina e chirurgia, odontoiatria e protesi dentaria e veterinaria: primo semestre “filtro”, possibilità di ripeterlo tre volte, 18 CFU da ottenere in tre ambiti disciplinari e l’indicazione di cinque sedi.
Il primo semestre e i crediti
Il primo semestre rimarrà aperto a tutti gli aspiranti camici bianchi, sostituendo così il vecchio e contestato test d’ingresso. Durante questo semestre (che dura fino a dicembre), gli studenti dovranno ottenere almeno 18 crediti formativi in discipline afferenti alle scienze biologiche, chimiche e fisiche.
All’atto di iscrizione al primo semestre, gli studenti dovranno indicare almeno cinque sedi alle quali intendono iscriversi a gennaio se si saranno piazzati in graduatoria nazionale.
Il semestre potrà essere ripetuto per al massimo tre volte, e la rinuncia deve essere dichiarata prima della formazione della graduazione nazionale. Chi supera lo sbarramento può iscriversi al secondo semestre, gli altri possono iscriversi ad un’altra facoltà dell’area “biomedica, sanitaria, farmaceutica e veterinaria” mantenendo i CFU ottenuti fino a quel momento.
Il decreto conferma che il nuovo sistema inizialmente varrà solo per gli atenei statali con corsi in lingua italiana, gli atenei privati si adegueranno in un secondo momento. Inoltre, le università potranno decidere la modalità di erogazione delle lezioni, se in presenza o da remoto.
I punti da chiarire e i prossimi passi
Per ora mancano ancora alcuni punti da chiarire. Primo fra tutti è la modalità in cui la graduatoria nazionale sarà formata: sarà in base ai voti d’esame o attraverso un altro sistema come ad esempio un test finale, scritto e uguale per tutti? E quali saranno le materie precise comuni a tutti?
Ad ogni modo, il varo del Consiglio dei Ministri di oggi sarà solo preliminare. Successivamente il decreto legislativo dovrà essere emanato dalla Conferenza Stato-Regioni e dalle commissioni parlamentari competenti, le quali avranno trenta giorni di tempo per esprimere i loro pareri.
Il decreto poi tornerà a Palazzo Chigi per ottenere il via libero definitivo, dal quel momento partiranno i 60 giorni per i decreti ministeriali.