Il 13 maggio 1978 fu approvata una delle leggi più importanti nel campo della psichiatria e della cura della salute mentale in Italia, la legge Basaglia, e con essa fu sancita la chiusura dei manicomi in Italia e l’istituzione di servizi di igiene mentale pubblici.
Con questa legge, l’Italia fu il primo Paese al mondo ad abolire gli ospedali psichiatrici, istituendo un modello di cura del paziente incentrato sull’ascolto, comprensione e il reinserimento nella comunità.
Franco Basaglia e il suo impegno
La legge (ufficialmente nota come legge 13 maggio 1978, n.180) prende il nome dal suo principale promotore ed ispiratore, lo psichiatra e neurologo Franco Basaglia. Nato nel 1924, Basaglia si laureò in medicina presso l’Università di Padova per poi specializzarsi in malattie nervose e mentali.
Nel corso degli anni, Basaglia sviluppò una visione critica del modello di cura dei pazienti psichiatrici, soprattutto nei confronti del manicomio, ritenendolo inefficace e profondamente lesivo della dignità umana. Nel 1961 diventò direttore dell’ospedale psichiatrico di Gorizia, luogo in cui vide con i suoi occhi le condizioni pietose e i trattamenti aberranti a cui erano sottoposti i pazienti, considerati come soggetti da controllare e reprimere.
All’interno della struttura iniziò a sperimentare pratiche innovative aprendo i reparti, eliminando le costrizioni fisiche e promuovendo il dialogo tra paziente e medico, sostenendo il rispetto della persona. Di questa esperienza Basaglia ne parlò approfonditamente in una delle sue opere più influenti, L’istituzione negata. Rapporto da un ospedale psichiatrico del 1967.
Nel 1971 diventò dirigente dell’ospedale psichiatrico San Giovanni di Trieste dove portò avanti il suo impegno chiudendo progressivamente i reparti a favore della nascita di cooperative sociali e percorsi di reinserimento sociale dei pazienti e sei anni dopo Basaglia ottenne la chiusura dell’ospedale.
La legge Basaglia
Il culmine del suo lavoro si tradusse nella ratifica della legge 180 il 13 maggio 1978, nota appunto come legge Basaglia, che istituì la chiusura dei manicomi e la riforma psichiatrica.
La legge è un caposaldo della psichiatria non solo nazionale ma anche internazionale perché segnò una vera e propria rivoluzione del trattamento delle persone con disturbi mentali. In appena 11 articoli, la legge eliminò ogni riferimento al concetto di pericolosità del malato mentale, sancendo che il compito della psichiatria è di curare, non custodire le persone pericolose.
Introdusse poi gli accertamenti sanitari su base volontaria mentre quello obbligatorio fu relegato a casi eccezionali, vietò la costruzione di nuovi ospedali psichiatrici ordinando al contempo la chiusura progressiva di quelli esistenti ed istituì l’apertura di piccoli reparti per acuti, con al massimo 15 posti, all’interno degli ospedali generali e collegati col territorio.
A distanza di oltre 40 anni, la legge Basaglia rappresenta ancora oggi un modello di cura del paziente psichiatrico nel rispetto dei suoi diritti umani.