Dal prossimo anno scolastico niente più smartphone a scuola, neanche alle scuole superiori. È questa la proposta del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara che, dopo il divieto dei cellulari alle elementari e medie, intende estenderlo anche agli istituti superiori.
Come funzionerà il divieto
In un’intervista al Corriere della Sera, Valditara ha illustrato come funzionerà il divieto: niente cellulare acceso in classe. Saranno le scuole a decidere come organizzarsi, ma sono previste eccezioni per gli studenti con bisogni educativi speciali e se ne sta valutando l’utilità in alcuni indirizzi di studio particolari. Chi non si adeguerà sarà soggetto alla sanzione prevista dal regolamento d’istituto.
Il divieto non include i tablet o i computer. Alla base di questa decisione, Valditara ha citato alcuni dati dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss): “quella da smartphone è ormai una vera e propria dipendenza. Secondo i loro dati, oltre il 25% degli adolescenti ha un uso problematico dello smartphone, con effetti negativi su salute e relazioni. Secondo il professor Luigi Ferini Strambi, direttore del Centro del sonno del San Raffaele di Milano, il 38% dei ragazzi tra i 13 e 19 anni ha problemi del sonno collegati con l’abuso del cellulare.”
“Infine, ancora l’Iss ci dice che nella fascia 14-17 in assenza di dipendenza dai social la bocciatura o il rendimento scolastico inferiore alla media riguarda il 13,7 dei ragazzi. In caso di dipendenza sale al 26,8. Dobbiamo aiutare i ragazzi a disintossicarsi”, ha concluso il ministro.
Parallelamente, Valditara ha ribadito l’importanza di vietare l’uso dei social network ai minori di 15 anni, appoggiando e auspicando “un’approvazione rapida della proposta di legge bipartisan in discussione in Parlamento” che seguirebbe l’esempio dell’Australia, primo Paese al mondo ad aver vietato i social ai minori di 16 anni.
Un fenomeno preoccupante
La dipendenza da smartphone è un fenomeno che sta destando sempre più preoccupazione, sintomo di un “disagio profondo, alimentato dall’isolamento e dalla mancanza di socialità con i pari”, ha spiegato in un’intervista all’agenzia di stampa SIR Daniele Novara, pedagogista e direttore del Centro psicopedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti.
La dipendenza digitale “nasce quando il dispositivo digitale diventa lo strumento prediletto con cui una persona giovane o giovanissima impara a gestire le emozioni, a trovare conferme o a sentirsi parte di qualcosa. In sostanza, nasce da un vuoto educativo e relazione”.
Ma il problema secondo l’esperto non sta tanto nella tecnologia quanto nell’educazione: i dispositivi sono stati dati ai minori troppo presto, senza regole né gradualità. “Un secondo errore è quello di delegare il proprio ruolo educativo, usando il cellulare come un ‘baby-sitter digitale’. In questo modo non si insegna la gestione del tempo, della frustrazione o dell’attesa”.