Qual era la dieta degli abitanti di Pompei? Quali animali allevavano? Mangiavano cereali? E il pesce? A queste domande ha risposto una nuova ricerca scientifica nata dalla collaborazione tra il Laboratorio di Ricerche Applicate “Annamaria Ciarallo” del Parco Archeologico di Pompei, in collaborazione con il Laboratorio DistaBiF dell’Università della Campania Luigi Vanvitelli, l’Università “La Sapienza” di Roma e il Dipartimento di Archeologia dell’Università di York.
Legumi, cereali, pesce e carne
Per stabilire la dieta alimentare assunta dai pompeiani, i ricercatori hanno analizzato gli isotopi stabili del carbonio e dell’azoto ritrovati nei resti organici umani e animali.
Dalle analisi è emerso che gli antichi abitanti di Pompei avevano una dieta altamente diversificata, soprattutto in base alla classe sociale. Tra gli alimenti maggiormente consumati c’erano legumi e cereali, coltivati localmente secondo tecniche agricole che variavano in base alla tipologia del suolo e clima.
Sono state trovate poi tracce di pesci, molluschi e altri prodotti marittimi, di pane e olio. Per quanto riguarda la carne, sembra che i pompeiani la consumassero abbastanza regolarmente, in particolare quella suina e ovina, ma che non facesse parte della dieta quotidiana. La fonte proteica principale per i meno abbienti erano i legumi, mentre per le classi più agiate la carne era assunta più frequentemente.
Gli animali da allevamento
La ricerca ha anche analizzato gli isotopi degli animali da allevamento per capire quale fosse la loro dieta. I suini, allevati sia in situazioni semi-intensive che a gestione domestica, avevano un’alimentazione molto varia costituita da scarti alimentari o pastoni, e alimenti più naturali.
Anche le capre e le pecore avevano un’alimentazione diversificata a seconda delle esigenze produttive come carne, lana o latte, o a seconda delle risorse a disposizione.
“La ricerca continua anche dopo lo scavo; anzi, come mostra questo studio, un attento esame di testimonianze portate alla luce anche tempo fa, grazie all’uso di analisi e metodologie nuove, ci apre interi orizzonti di cui prima non avevamo idea”, ha dichiarato all’Agenzia DIRE il direttore del Parco archeologico, Gabriel Zuchtriegel.
“Se un terzo della città antica di Pompei è ancora non scavato, la mole di dati non ricavabile da analisi come queste non è nemmeno quantificabile, perché dipende dal progresso tecnologico e metodologico in corso. Sicuramente investiremo ancora nello studio dei resti umani e dei materiali organici a Pompei che riservono ancora molti segreti da svelare.”