Buste paga, assunzioni, dinamiche del mondo del lavoro… Ai più, argomenti di questo genere potrebbero risultare ostici, ma non al consulente del lavoro. Questa professione viene spesso percepita come “tecnica” e “fredda”, tuttavia è molto più vibrante di quanto si pensi. Il consulente del lavoro non si limita a compilare documenti: è un punto d’incontro tra persone, aziende e istituzioni, un interprete delle regole che cambiano continuamente. Esploriamo questa figura della quale molti disconoscono le effettive mansioni… Ufficialmente, il consulente del lavoro assiste aziende, studi professionali, enti e persino privati nella gestione di tutto ciò che riguarda il rapporto di lavoro.
I pilastri della professione
I pilastri del suo mestiere quotidiano la gestione delle buste paga e contributi (calcolare stipendi, ferie, TFR, contributi previdenziali e assistenziali), consulenza giuslavoristica (licenziamenti, assunzioni, contratti a termine, part-time, smart working). Ed ancora: adempimenti fiscali e previdenziali (INPS, INAIL, Agenzia delle Entrate: sigle che per molti fanno paura, ma per lui sono pane quotidiano. Cura tutte le comunicazioni obbligatorie e previene errori che possono trasformarsi in sanzioni), relazioni con enti e sindacati (gestione vertenze, accordi sindacali e trattative delicate). Fare bene questo mestiere non significa solo conoscere le leggi.
Mix di capacità
Serve un mix di precisione, problem solving, capacità comunicativa, empatia e diplomazia (virtù utili a mediare tra due mondi: quello del datore di lavoro e quello del dipendente). Adesso, uno sguardo ai guadagni medi di un consulente del lavoro… Lo stipendio varia molto a seconda dell’esperienza, della zona geografica e del tipo di clientela. In media, un neolaureato percepisce tra 1.000 e 1.300 euro al mese. Tali somme crescono nel caso dei consulenti junior, con 1-3 anni di esperienza: 1.500-2.000 euro. Consulenti senior con portafoglio clienti: 2.500-3.500 euro e oltre. Titolare di studio: qui non ci sono limiti, ma la forbice è ampia: dai 4.000 euro mensili fino a 10.000 euro o più per chi gestisce aziende medio-grandi.
L’iter per intraprendere la professione
Resta un altro importante interrogativo da soddisfare: come si diventa consulente del lavoro? Il primo step è la laurea, solitamente in Giurisprudenza, Economia o Scienze dei Servizi Giuridici. Ad esempio, potreste valutare la nostra laurea triennale in Consulente del Lavoro e Giurista d’Impresa. Il praticantato è obbligatorio: 18 mesi presso uno studio autorizzato. In ultimo, per l’iscrizione all’albo professionale, occorre svolgere l’Esame di Stato. Il consulente del lavoro è un po’ come un regista invisibile: tutto funziona grazie a lui, anche quando non si vede.