Dovremmo dire ai bambini che Babbo Natale esiste? Ecco cosa sostiene la scienza

da | Dic 15, 2025 | Attualità

Ogni anno, con l’avvicinarsi del Natale, molti adulti si chiedono se sia giusto raccontare ai bambini che Babbo Natale esiste davvero. È una tradizione radicata, ma nel dibattito pubblico non mancano dubbi: è una bugia? Può creare sfiducia? Oppure è una parte sana dell’infanzia?

La psicologia dello sviluppo negli ultimi decenni si è interessata molto all’argomento, e dalle sue indagini sono emerse risposte tutt’altro che scontate

Il pensiero magico: una fase naturale dello sviluppo

Tra i 3 e i 7 anni, i bambini possiedono un tipo di pensiero in cui immaginazione e realtà convivono in modo fluido. Diversi studi classici mostrano che in questa fascia d’età è normale attribuire poteri sovrannaturali a figure come la Befana, la Fatina dei denti, i supereroi o, appunto, Babbo Natale. Ricerche più recenti evidenziano che i bambini, oltre a creare spontaneamente spiegazioni magiche, non distinguono nettamente tra “impossibile” e “improbabile”, e imparano molto proprio attraverso il gioco simbolico.

In altre parole, i bambini credono a Babbo Natale perché la loro mente è più predisposta ad accogliere il fantastico.

La credenza in Babbo Natale non danneggia lo sviluppo

Uno dei timori più diffusi è che alimentare questa credenza possa rallentare lo sviluppo del pensiero logico. Tuttavia, dagli studi non giunge alcuna conferma di questo. Ricercatori come Shtulman mostrano che i bambini che credono a Babbo Natale sviluppano comunque, in parallelo, capacità di ragionamento realistico. La credenza magica non interferisce con i processi cognitivi più razionali: convivono e si integrano. La prova sta nel fatto che la quasi totalità dei bambini smette di credere spontaneamente tra i 7 e gli 8 anni, spesso proprio grazie al ragionamento logico. Non di rado, infatti, la convinzione che Babbo Natale esista, nei bimbi, si dissimula quando essi giungono a queste conclusioni: “non può visitare tutte le case in una notte”, “la lista dei bambini è impossibile da seguire”. A questo punto, si manifesta un altro dilemma: la scoperta che Babbo Natale non esiste potrebbe essere percepita come una bugia grave, o peggio un tradimento? Gli studiosi sostengono di no… Per la maggioranza la transizione è graduale e poco drammatica. A condizione che gli adulti si rivelino all’altezza di gestire con i riguardi del caso la faccenda. Quando il bambino è pronto a capire, molti psicologi suggeriscono di presentare Babbo Natale non come un inganno svelato, ma come un simbolo. Quanto ai bambini che proprio dimostrano di non voler credere a questa figura di fantasia, gli esperti suggeriscono di non forzarli.

Allora: dirlo o non dirlo?

La scienza non fornisce un verdetto assoluto, ma indica con chiarezza che credere a Babbo Natale non fa male; il pensiero magico è parte sana della crescita, ciò che conta davvero è la relazione tra adulto e bambino. In definitiva, la domanda non dovrebbe essere “dire o non dire la verità”, ma come permettere ai bambini di vivere questa tradizione in modo sereno. Il ruolo dell’adulto non è sostenere una finzione a ogni costo, né smontarla troppo presto, ma accompagnare il bambino nel suo naturale percorso tra fantasia e realtà.