Sul magazine online F! Formiche, Carmelo Cutuli ha discusso con il Rettore dell’Università eCampus Enzo Siviero sulla formazione a distanza.
Enzo Siviero non ha bisogno di presentazioni: ingegnere, architetto, docente di Ponti alla Scuola di Architettura di Venezia e dal 2016 ricopre il ruolo di Rettore all’Ateneo telematico eCampus.
L’intervista rilasciata al magazine non poteva che iniziare con una domanda sul parallelismo tra i Ponti, gli elementi ingegneristici – reali e pesati che più di tutti hanno segnato la carriera del professor Siviero – e il ruolo ricoperto nell’Università telematica.
Siviero ci spiega che Ponti e Università hanno parecchio in comune:
«‘Ponte’ una metafora assoluta che interpreta il vivere universale. Una volta si parlava di “ponte radio” che oggi in termini molto più diffusi è il web. Il ponte come connessione, come mezzo per superare confini che ormai per molti aspetti non ci sono più, a meno di voler “oscurare” la rete. Ciò che purtroppo avviene in molti, troppi Paesi, per impedire il libero pensiero. Ma fortunatamente non sempre ci riescono, per cui oggi siamo tutti collegati, una grande comunità universale ben descritta da Parag Khanna nel suo bellissimo libro ‘Connectography’.»
Il rapporto, per così dire umano, non viene messo a repentaglio dalla digitalizzazione dell’istruzione poiché lo studente iscritto all’Università telematica «studia da casa quando vuole – spiega Siviero – e soprattutto quando ne ha la possibilità. Non ha spese di viaggio né di soggiorno. Salvo gli esami che, prima della pandemia, erano sì in presenza, ma in una delle decine di sedi distribuite nel territorio nazionale. Vi è di più… le lezioni on line sono registrate e verificabili e vi è tutto l’interesse ad aggiornarle costantemente. E poi il rapporto con il docente e i tutor è costante e sistematico, con grande vantaggio per lo studente che viene così “accompagnato” all’esame.»
L’università telematica si è trovata pronta a rispondere positivamente alla telematizzazione della didattica online durante la pandemia, poiché per eCampus la formazione a distanza era già all’ordine del giorno.
«Io sono convinto che questo – spiega l’ingegnere Siviero – che rappresenta per molte università tradizionali un trauma, sia invece una grande opportunità. Non credo che ci sarà una “telematizzazione” generalizzata, ma un cambio di paradigma si! Il sistema cosiddetto “blended” ovvero misto sarà la costante. Posso affermare, forse in controtendenza rispetto al pensiero di molti rettori, (ma non tutti, che indietro non si torna! Certo l’adattamento sarà graduale e mi auguro che ciò favorisca l’immissione di nuove leve! L’università italiana deve ringiovanirsi. Mentre per noi di e-Campus è motivo di orgoglio che il nostro corpo docente sia già molto giovane. E poi, fatto non secondario, con netta prevalenza di quote rosa.»
La formazione a distanza è più affine anche con il mondo del lavoro sempre più smart, ed è sempre più evidente che il gap si trovi nell’istruzione di base, solida ma anche incapace di adattarsi ai cambiamenti socio-culturali. E di questo Siviero ne è convinto:
«La formazione a distanza facilita l’apprendimento soprattutto di base. Il rapporto con il mondo del lavoro è fortemente voluto anche se non sempre facilmente realizzabile sia per i vincoli normativi sia per una scarsa disponibilità del mercato ad accogliere i tirocinanti. Ma sono ottimista… le cose stanno cambiando velocemente e anche la normativa si evolverà verso una maggiore efficienza e soprattutto con un pragmatismo ormai ineludibile.»
Sono vari i temi affrontati in questa lunga intervista del Rettore Siviero, e tra le tante discussioni affrontate, una delle più calde è sicuramente quella che riguarda le sfide di eCampus e la voglia di migliorare giorno dopo giorno; infatti ci spiega il Magnifico che gli obiettivi sono ancora numerosi:
«Migliorare l’efficienza di sistema coinvolgendo maggiormente il mondo del lavoro. Far sì che il reclutamento del corpo docente sia finalizzato non solo al sapere ma anche al saper trasmettere il sapere. Ferma restando la preparazione di base, insegnare con maggior concretezza operativa, ricorrendo se del caso anche a supporti esterni, visto che i nostri laureati sono avviati al lavoro. Solo una minima parte di essi è interessata alla ricerca. Per questi vi sono i dottorati che andrebbero potenziati e ulteriormente finanziati, dando poi maggiori opportunità di proseguire nella carriera, evitando fughe all’estero o peggio frustrazioni acclarate.»
E tra i progetti futuri, Siviero, annovera quello di insegnare i Beni Culturali all’estero in lingua italiana facendo della nostra cultura il bene più prezioso e inesauribile. Potenziando, così facendo ancor di più quella sinergia tra «il ponte virtuale (della didattica e-learning) e il sapere, saper fare e saper far fare, all’insegna della cultura dell’uomo per l’uomo di cui l’Italia dovrebbe essere la migliore interprete. Tutto il mondo già ce lo riconosce. Sta a noi cavalcare il futuro proprio perché abbiamo un grandissimo passato».