Quest’anno la 93° edizione dei premi Oscar è stata molto diversa rispetto agli Oscar di sempre.
Anni di polemiche sulla mancanza di inclusività e diversità hanno spinto la manifestazione a fare un enorme passo avanti per chi fino a oggi non è stato rappresentato durante le premiazioni.
Solo sei anni fa, nel 2015, su venti candidati per la categoria di attore protagonista, venti erano bianchi. Ma non è un caso: ad Hollywood tra il 2007 e il 2015 i registi e le registe neri o asiatici erano praticamente inesistenti, ovvero lo 0,5% del totale. Non molto diversa la situazione per le donne: il 92% dei registi erano uomini.
Nell’edizione 2021, tenutasi in versione ridotta a causa della pandemia, gli Oscar hanno cambiato volto. Letteralmente. Sono stati il volto di Yuh-Jung Youn, miglior attrice protagonista in Minari, seconda donna asiatica di sempre a vincere una statuetta. Il volto di Daniel Kaluuya, miglior attore non protagonista in Judas and the Black Messiah, incidentalmente nero. I volti di due donne nere, Mia Neal e Jamika Wilson, che per la prima volta hanno vinto miglior trucco e acconciatura. Il volto di Emerald Fennel, prima donna in tredici anni a vincere da sola per miglior sceneggiatura originale.
Ma, soprattutto, sono stati il volto di Chloé Zhao, che ha vinto due statuette per il miglior film e la miglior regia con Nomadland. Chloé Zhao è la seconda donna in assoluto in 93 edizioni a vincere il premio come miglior regista, dopo Kathryn Bigelow con The Hurt Locker nel 2010.
Nomadland racconta la storia di Fern (Frances McDormand): una donna che, dopo aver perso ogni cosa, decide di vivere da nomade. Siamo nel 1988 e la fabbrica in cui lei e suo marito hanno lavorato per tutta la vita chiude. Dopo aver perso anche suo marito a causa di una lunga malattia, Fern decide di caricare le sue cose più importanti su un furgone e di spostarsi di posteggio in posteggio, senza la possibilità di trovare un lavoro stabile. Vive di lavori saltuari e cerca, nel frattempo, di tenere assieme i frammenti della propria vita. In questo forte ritratto femminile è riflessa l’America rurale a cavallo di anni Ottanta e Novanta, quella “terra di nomadi” cui si riferisce il titolo del film.
Oltre ai premi per miglior film e miglior regia, gli Oscar hanno premiato anche la recitazione di Frances McDormand, famosa per grandi film come Fargo e già premiata per Tre manifesti a Ebbing, Missouri, che ne hanno dimostrato la capacità di interpretare ruoli di donne ai margini della società ma incredibilmente forti.
Purtroppo per la regista Chloé Zhao, cinese di nascita, la premiazione è stata censurata da Pechino. Sembra quasi un paradosso che la prima donna cinese che vince uno dei più importanti premi negli Stati Uniti non riceva onori e gloria in patria, tanto che il regime di Pechino fino a marzo definiva Zhao “l’orgoglio della Cina” per aver vinto il Golden Globe come miglior regista. Nel frattempo però è emerso un video del 2013 in cui Zhao, che aveva trascorso l’infanzia in Cina, si riferiva al paese come di un posto in cui “si trovano bugie ovunque”.
Vedremo nei prossimi anni cosa succederà nel mondo degli Oscar e in quello del cinema.