Crotonese di nascita e romano d’adozione, cantante dai testi apparentemente leggi ma pregni di contenuti, una voce ruvida che ha saputo conquistare il pubblico italiano. A quarant’anni dalla sua scomparsa, il Museo di Roma in Trastevere rende omaggio a Rino Gaetano con una mostra imperdibile.
I cimeli per ripercorrere la breve vita
La mostra raccoglie diversi cimeli del cantautore per ripercorrere non solo la sua carriera, ma anche la sua breve vita dall’infanzia fino alla tragica morte avvenuta il 2 giugno 1981 quando aveva solo 30 anni.
Sotto concessione della sorella Anna, sono esposti materiali inediti e rarissimi come costumi di scena, l’accappatoio indossato durante il Festivalbar all’Arena di Verona, la giacca di pelle sfoggiata a Sanremo, i suoi numerosissimi cappelli. E poi strumenti, documenti, foto, manifesti e la sua raccolta di dischi.
“Originale e anticipatore, provocatorio e coraggioso, spensierato e al tempo stesso profondo. Rino Gaetano è stato un artista rivoluzionario. Ha resistito al tempo e alle mode, confermando di essere ancora oggi un’icona della cultura pop italiana. La mostra illustra in tutti i suoi aspetti il talento poliedrico di Rino che si è dispiegato nella musica, nella scrittura, nella fotografia, nello studio delle lingue e delle altre culture, nella capacità di cogliere ispirazione dalla realtà e intessere rapporti umani profondi.
“Rino è stato un artista in controtendenza: ha cambiato le regole della canzone italiana portando un salutare vento di novità. Ha mescolato generi e stili passando dal reggae (introdotto in Italia proprio da lui) alla musica popolare, dal rock al teatro dell’assurdo”, spiega Alessandro Nicosia curatore e organizzatore della mostra.
Tra leggerezza e profondità
Cifra inconfondibile di Rino Gaetano era proprio la sua capacità di scrivere testi e canzoni apparentemente leggeri ma che in realtà erano profondi e graffianti. “La mostra racconta questa leggerezza che però è ricca di tanta profondità culturale, proprio come i suoi testi, apparentemente leggeri ma pieni di impegno sociale, anticonformisti, ricchi di coraggio di attaccare tempi molto diversi da quelli attuali”, ha aggiunto Nicosia.
Nei suoi testi, fatti di sberleffi e di battute caustiche Rino Gaetano additava l’eterna crisi dell’Italia, quella delle auto blu e degli evasori legalizzati di Nuntereggae più. Ma esaltava anche la forza femminile di Gianna che “difendeva il suo salario dall’inflazione”, mentre la sua celebre Ma il cielo è sempre più blu, intrisa di luoghi comuni e di misfatti, contrappone i “benpensanti” all’indomabile speranza dei “sognatori”. Se Berta filava e Sfiorivano le viole con linguaggio desueto trattano i temi dell’emarginazione, l’album Mio fratello è figlio unico segna la vetta creativa.
Rino Gaetano è visitabile fino al 28 aprile presso il Museo di Roma in Trastevere.