Riportiamo l’articolo comparso sul quotidiano La Verità di oggi martedì 19 marzo firmato da Maurizio Belpietro. Per avere maggiori informazioni ed iscriversi al Master, visita il sito https://academy.panorama.it/master-in-giornalismo
Ancora pochi posti disponibili alla Panorama Journalism Academy, l’iniziativa voluta dal nostro direttore e realizzata con eCampus. Le lezioni saranno tenute dalle firme del settimanale, della «Verità» e di Rtl 102.5
Quando ho cominciato a fare il giornalista non c’erano scuola di giornalismo. L’unico modo per laurearsi in questo mestiere era frequentare una redazione. Fu così che nel 1975 iniziai a scrivere i miei primi articoli. Scherzando, quando mi chiedono di raccontare chi mi abbia introdotto al mondo dei giornali, intendendo chi mi abbia aiutato, dico che devo tutto a un fallimento, quello del quotidiano che per primo ospitò le mie cronache. Bresciaoggi, testata fondata da un gruppo di industriali dell’acciaio, fallì dopo appena un anno di vita, nonostante in quel periodo la città fosse attraversata da eventi luttuosi e minacciosi come la strage di Brescia.
Giornalisti e tipografi, invece di lamentarsi e a prezzo di non pochi sacrifici personali, compresa la rinuncia per un certo periodo allo stipendio, fondarono una cooperativa e proseguirono le pubblicazioni. Ricordo che per un bel po’, non potendosi permettere un distributore, i colleghi dopo aver chiuso e stampato il giornale, lo consegnavano con le loro auto durante la notte, così che i lettori lo potessero trovare regolarmente in edicola. Alcuni giornalisti, non potendosi permettere il lusso di lavorare gratis, si cercarono uno stipendio altrove ed è così. Per coprire il vuoto lasciato da chi aveva deciso di andarsene, che io cominciai.
Chiedo scusa per i riferimenti personali, ma credo che siano utili per inquadrare come un tempo si accedeva alla professione: per raccomandazione o, come accadde a me, per caso. Certo, mi sarebbe piaciuto frequentare una scuola che mi insegnasse come si scrive un articolo, come si prepara l’attacco di un pezzo, quali informazioni raccogliere e come trattare le fonti. Avrei voluto qualcuno che spiegasse come si impagina un articolo, come si sceglie una fotografia, come si fa un titolo che acchiappi l’attenzione del lettore.
Purtroppo all’epoca, non solo non avevo la possibilità ma ancora non era sorta neppure la prima scuola dell’Ordine dei giornalisti. Dunque, tutto era affidato all’esperienza, alla disponibilità dei colleghi, alla capacità di apprendere dell’aspirante cronista. Il mio battesimo del fuoco con un delitto mi fece imparare molte cose. Ricordo l’inviato mandato dalla redazione che si mise ad ascoltare l’interrogatorio dell’assassino accanto alla finestra del maresciallo della stazione dei carabinieri: né il magistrato né il sottoufficiale si erano resi conto che, tenendo le finestre aperte, in strada si sentiva ogni cosa. Ricordo anche il pranzo consumato nel ristorante dove era avvenuto l’omicidio: non essendo stata disposta la chiusura del locale, il banchetto fu una fonte infinita di informazioni, con i camerieri a raccontare ogni cosa. Per non dire quando io, ragazzino neppure maggiorenne, fui mandato alla camera ardente della vittima per poter individuare i genitori, di cui il fotografo del giornale immortalò i volti appena si affacciarono alla finestra.
Sì, piccoli e grandi espedienti, imparati sulla strada, nell’unico modo consentito per chi volesse fare questo mestiere. Una scuola che era una palestra di vita, dove non c’erano orari ma nemmeno dispense universitarie da consultare. Gli esami da superare erano quotidiani e consistevano nell’articolo da scrivere in fretta, perché il giornale doveva andare in stampa. L’edizione straordinaria da chiudere prima di mezzogiorno, per consentire la distribuzione nelle edicole prima che i potenziali lettori uscissero dal lavoro.
Tuttavia, credete, non ho nostalgia di quel periodo, se non della giovinezza. E sapete perché? Oggi chi vuole fare queto mestiere non deve ricorrere alle raccomandazioni o al caso, né è costretto a un lungo periodo da abusivo in redazione, senza arte né parte e, soprattutto, tutele. Oggi ci sono le scuole, i master, che ti fanno intravedere una professione e ti preparano, in qualche caso ti introducono regolarmente, alla vita di redazione. Nasce da qui il progetto Panorama Journalism Academy curato da Massimo de’ Manzoni, che di questo master è il direttore. Panorama, il più autorevole e il più consolidato newsmagazine italiano, apre le sue porte in collaborazione con l’Università eCampus. Si tratta di un master universitario di primo livello della durata di un anno, che riconosce 60 crediti formativi.
Partirà ad aprile e si svolgerà nei fine settimana, il venerdì e il sabato, tramite sessioni online che consentiranno di seguire le lezioni anche a distanza, con esperienze pratiche che consentiranno di realizzare un vero e proprio giornale: Panorama News. Le lezioni saranno tenute da colleghi come Francesco Borgonovo, Giorgio Gandola, Claudio Antonelli, Martino Certo, Fausto Biloslavo, Paola Salvatore, oltre che dallo stesso de’ Manzoni, ma anche da Mario Giordano. L’Academy non si occuperà solo di carta stampata, ma anche di giornalismo digitale e radiofonico, con la partecipazione di Ivana Faccioli, direttrice delle news di Rtl 102.5, ed Enrico Galletti, uno dei nomi noti dell’emittente lombarda. Sarà, insomma, una scuola dove chiunque voglia intraprendere il «mestiere più bello del mondo», quello di cui mi sono innamorato da ragazzo e che dopo cinquant’anni ancora non mi ha fatto passare la passione, avrà modo di fare esperienza. Se vi interessa, non vi resta che andare sul sito academy.panorama.it, dove troverete le informazioni. Vi aspettiamo ma affrettatevi, ci sono ancora pochi posti disponibili.
Maurizio Belpietro