Tutelare la scrittura a mano, soprattutto quella in corsivo, e la lettura su carta nel sistema scolastico e non solo per combattere il declino cognitivo. Questo è l’obiettivo principale del nuovo intergruppo parlamentare “Scrivere a mano e leggere su carta nell’era digitale”.
Perché scrivere a mano e leggere su carta sono fondamentali
L’intergruppo è stato presentato il 15 ottobre al Senato ed è promosso dall’Osservatorio Carta, penna e digitale della Fondazione Luigi Einaudi, ed hanno partecipato autorevoli figure del mondo accademico, scientifico e giornalistico: il segretario generale della Fondazione Andrea Cangini, la senatrice Lavinia Mennuini, il presidente dell’Accademia della Crusca Paolo D’Achille, il neuroscienziato Antonio Suppa, la grafologa Valeria Angelini e la giornalista Annalisa Terranova.
“Scrivere a mano in corsivo e leggere su carta sono abitudini imprescindibili perché stimolano e sviluppano l’emisfero sinistro del cervello, quello che presiede al pensiero logico-lineare. Perdere queste abitudini significherebbe indebolire le capacità mentali dei più giovani. Il digitale, pur rappresentando uno straordinario strumento di innovazione, va governato e soprattutto non bisogna abusarne nel sistema scolastico”, ha detto Cangini.
Al progetto ha aderito con entusiasmo l’Accademia della Crusca: “Già nel 2014 il neurolinguista Guido Gainotti, in un intervento sul giornale dell’Accademia della Crusca, sosteneva che l’apprendimento della scrittura a mano in corsivo prima del passaggio al digitale fosse fondamentale per le giovani generazioni, tantoché nella Silicon Valley viene impedito l’uso del cellulare ai ragazzi finché non hanno compiuto il ciclo scolastico, fino agli 11-12 anni”, ha affermato D’Achille.
Il professor Suppa ha spiegato poi le differenze a livello cerebrale tra la scrittura a mano e quella digitale. “Studi neurofisiologici e di neuroimaging hanno chiarito che la scrittura a mano riflette l’attività sinergica e diffusa di diverse aree cerebrali, il cosiddetto network della scrittura o writing network”.
Rete neurale che, ha proseguito il professore, “include numerose aree corticali e sottocorticali per lo più localizzate nei lobi frontali tra cui l’area di Exner. Il writing network è solo parzialmente attivato durante l’atto della digitazione su piattaforme elettroniche. Sebbene l’atto della digitazione su tastiera sia più rapido, la scrittura a mano offre innumerevoli vantaggi promuovendo lo sviluppo cerebrale, l’apprendimento e la creatività”.
La prima proposta
Tra le prime azioni proposte dall’intergruppo parlamentare “Scrivere a mano e leggere su carta nell’era digitale” c’è l’istituzione del “quarto d’ora di lettura su carta” e la promozione di biblioteche diffuse sul territorio.
L’iniziativa si inserisce all’interno di un contesto che desta crescente preoccupazione. Secondo i dati raccolti dall’Osservatorio Carta, Penna e digitale, infatti, negli ultimi dieci anni si è registrato un aumento di disturbi dell’apprendimento del 357%, con i casi di disgrafia in aumento del 163%.
“Le prove Invalsi del 2023 hanno certificato che la metà dei ragazzi al termine delle scuole secondarie fatica a comprendere ciò che legge, mentre un’indagine della commissione del Senato ha messo in relazione l’uso degli smartphone col progressivo deterioramento delle facoltà mentali dei più giovani”, si legge sul sito dell’Osservatorio.
Per questi motivi è nato l’intergruppo parlamentare. “Scrivere a mano in corsivo e leggere su carta sono abitudini imprescindibili. Non vanno viste come un vezzo ma come ginnastica. Il digitale, pur rappresentando uno straordinario strumento di innovazione, va governato e soprattutto non bisogna abusarne nel sistema scolastico. La tecnologia applicata all’istruzione produce danni”, ha affermato la senatrice Mennuini.
“La scrittura a mano è anche un elemento di identità, di espressione della persona, un diritto dell’individuo che va salvaguardato. Ma per farlo serve sinergia con il mondo della scuola”, hanno evidenziato la grafologa Angelini e la giornalista Terranova.