Complici le dating app, delle quali in molti si servono come fossero vetrine di “materiale umano”, si sta sempre più perdendo il culto della vita di coppia. I matrimoni diminuiscono, tanto che nel 2023 ne sono stati celebrati 184.207, con un calo del 2,6% rispetto al 2022. A conti fatti, pare che la gente stia smarrendo la voglia di condividersi con l’altro a lungo termine e preferisca intrattenersi, senza implicazioni a lungo termine, con qualcuno del quale, il giorno dopo averlo incontrato, non ricorda neanche più il nome. Siamo di fronte a una deriva? Chi può dirlo? Una cosa possiamo però osarla, anzi la osa la scienza: rinunciando alla vita di coppia pare si rinunci altresì alla felicità…
Ci si ammala di meno
Condividersi con qualcuno in una relazione stabile aiuterebbe ad alleviare lo stress, a migliorare nelle performances sportive, ad ammalarsi di meno, a vivere più a lungo e a condurre un’esistenza appagante. A confermarlo è un’indagine condotta presso la Stony Brook University (USA) i cui risultati hanno riabilitato l’idea di “coppia fissa”, che negli ultimi tempi ha subito delle flessioni. Gli studiosi hanno sottoposto a risonanza magnetica funzionale un gruppo di uomini e donne, con una media di 21 anni di matrimonio alle spalle, ma che dichiaravano di amarsi ancora, mentre guardavano le foto del loro partner o di altri soggetti. E le loro reazioni sono state confrontate con quelle di persone all’inizio di una passione.
Nette somiglianze
«Abbiamo trovato somiglianze nette tra chi si ama da molto tempo e chi si è appena innamorato» ha commentato Arthur Aron, della Stony Brook University, tra gli autori della ricerca. In entrambi i gruppi, alla vista dell’amato si è osservata una forte attivazione di aree cerebrali ricche di dopamina, come l’area tegmentale ventrale, parte del sistema della gratificazione e della ricompensa. E le persone unite da tempo hanno anche un vantaggio: in loro non vi è reazione nelle aree legate ad ansia e paura.
Reazioni biochimiche
Benché col tempo la passione venga spesso sostituita dall’amicizia, varrebbe comunque la pena resistere accanto a chi ci ha fatto battere il cuore, poiché la sua vicinanza innescherebbe nel corpo, a livello biochimico, tutta una serie di meccanismi tali da restituirci un profondo senso di benessere. La contiguità al proprio partner promuoverebbe il rilascio di oppiacei endogeni da parte di regioni associate al piacere e al sollievo dal dolore.