Un tempo, nessun nemico sembrava digrignare i denti come il cancro. Ed esso sapeva incutere così timore da mettere paura a chiunque. Perfino il malato più ardimentoso, al suono di quella diagnosi, si faceva cogliere dallo sconforto, comprensibilmente. I tumori sono ancora avversari temibili, ma la medicina ha fatto passi da gigante. Stando ai recenti report, le nuove diagnosi di tumore in Italia sono stabili (390mila nuovi malati nel 2024), la sopravvivenza sta aumentando (la metà di chi si ammala guarisce completamente) ma il 40% dei casi si potrebbe evitare attraverso la prevenzione, ovvero con comportamenti salutari (non fumare, fare attività fisica, alimentazione varia ed equilibrata secondo la dieta mediterranea) e aderendo a vaccinazione e screening di diagnosi precoce.
Una nuova speranza
Insomma, le armi appannaggio di chi intende prevenire la malattia sono tante, ma anche di chi, essendo ormai sopraggiunta, è tenuto a combatterla. Risale a pochi giorni fa la scoperta di una molecola che potrebbe costituire una grande alleata nella lotta al cancro al seno. Benché sia ancora in fase di sperimentazione, attorno a questo farmaco si nutrono già grandi aspettative. Una sola dose del medicinale si è dimostrata capace di portare a regressione completa i tumori di piccole dimensioni e di restringere di molto quelli di grandi dimensioni nei topi. Il potenziale farmaco nasce dall’esigenza di trovare terapie efficaci contro il tumore al seno positivo al recettore degli estrogeni (ER+), che rappresenta circa il 70% di tutte le forme tumorali, in cui le cellule cancerose presentino recettori per gli ormoni estrogeni.
L’efficacia del farmaco
Per i ricercatori, l’efficacia del farmaco già in singola dose potrebbe aiutare a ridurre gli effetti collaterali e quelli tardivi legati alle terapie oncologiche prolungate. Dopo essere stato sperimentato su roditori e beagle, ci vorrà ancora molto tempo prima che il farmaco in oggetto venga usato contro il tumore al seno umano, tuttavia gli scienziati sono fiduciosi. Essi ritengono che l’efficacia del farmaco già in singola dose potrebbe aiutare a ridurre gli effetti collaterali e quelli tardivi legati alle terapie oncologiche prolungate.